Archive for the ‘lavoro’ Category

La seconda settimana di smart working

Saturday, March 21st, 2020

Da lunedì 16 ho iniziato la seconda settimana di smart working. Inizio ad abituarmi all’idea di lavorare da casa per un periodo che sarà lungo. Leggendo in rete le esperienze di altre persone che fanno smart working ho cercato di copiarne i suggerimenti.

Il primo che ho messo in pratica è quello di cercare di avere una routine; nel mio caso svegliarmi come dovessi andare effettivamente in ufficio, quindi colazione e poi collegarmi e lavorare con l’orario effettivo dell’ufficio 8:00-12:30, pausa pranza, 13:30-17:00.

Il secondo suggerimento che ho messo in pratica, che può sembrare banale, è quello di vestirmi come dovessi effettivamente uscire; certo non ho messo “la vestimenta”, ma non sono rimasto in pigiama proprio per entrare in una ottica lavorativa.

Sono due piccoli accorgimenti che mi hanno aiutato a superare il primo momento di imbarazzo; quel momento in cui ti metti davanti al pc e pensi: “e adesso?”.

Una prima riflessione che voglio mettere qui, nero su bianco, è che non siamo ancora effettivamente pronti per lo smart working; sia dal punto di vista delle aziende, sia da quello dei lavoratori. E’ un modo di lavorare diverso, e questa sua diversità deve essere compresa e programmata. Non è pensabile fornire la tecnologia per lo smart working alle persone e poi trasferire semplicemente l’attuale modo di lavorare. Non può funzionare così. Il lavoro deve essere in qualche modo ripensato.

Penso alla prime telefonate o alle prime mail dei colleghi: ho chiesto al capo se potevo chiamarti/scriverti……. Ma se ho mandato una mail a tutti dicendo che da oggi lavoro da casa, mi potete contattare come sempre ……

Non siamo ancora pronti; però questo tempo “sospeso” che ci è dato può essere usato per studiare e progettare. E’ anche questa un’occasione. Cerchiamo di coglierla.

Innovazione astigiana e startup

Saturday, April 4th, 2015

Ricevo dall’amico Andrea notizie di questa bella iniziativa promossa anche da Astinnova, una delle poche associazioni delle quali apprezzo il tentativo di rinnovare (e innovare) un territorio ancora troppo legato a un passato che non c’è più e forse non c’è mai stato se non nella mente e nei discorsi di molti.

Schermata da 2015-04-04 09:52:56

“Corso breve di Alta Formazione per imprenditori e star-up dei settori turistico-ricettivo, enogastronomico e culturale” realizzato presso UNIASTISS – Polo Universitario Asti Studi Superiori dall’associazione culturale “Guglielmo Caccia ‘detto il Moncalvo’ e Orsola Caccia” ONLUS con la collaborazione dell’associazione “Astinnova” e il supporto della Fondazione Palazzo Mazzetti in qualità di media partner.”

Corso formazione cultura e turismo programma

 

Riflessioni a margine di una giornata di lavoro

Saturday, October 20th, 2012

Ieri con i miei capi (Responsabile Utenza e Responsabile IT) siamo andati in visita alla Acos Spa, la multiutility che gestisce anche l’acquedotto di Novi Ligure e altri comuni del sud alessandrino. L’occasione era per vedere sul campo il funzionamento del nuovo gestionale di Engineering net@h2o per la gestione degli acquedotti.

La realtà di Acos è ovviamente diversa da quella del Ccam e le soluzioni di uno non possono essere prese pari-pari e adottate dall’altro. Eppure mi ha fatto notevole impressione che il Responsabile IT di Acos fosse un “ragazzo” di 38 anni e avesse due collaboratori tra i 25 e i 30 anni, con una visione del servizio IT come poche volte mi è capitato di incontrare se non in grandissime aziende.

Poi ho fatto il paragone con la realtà nella quale lavoro e mi sono quasi messo a piangere: Ma perchè noi no? Ma perchè in tutte le aziende dove ho lavorato ci (mi) mancava sempre il centesimo per fare l’euro? Arrivavi fino a li e poi alla fine ti facevano sempre capire che si, sei bravo, però è ancora troppo presto, ti manca l’esperienza, sei giovane, aspetta e arriverà anche il tuo turno, sono in vista cambiamenti che vedrai riguarderanno anche te, eccetera. Le solite frasi dette da persone ormai “anziane” ma inamovibili dai loro posti.

Poi pensi che è così in gran parte delle aziende italiane e in gran parte dell’italia, basta vederlo nello scontro politico attuale. O ti guardi intorno, anche nella nostra piccola realtà comunale: bene o male le stesse persone da 20 anni alla guida della città. E nell’azienda dove lavoro? Tre pensionati over 65 ai vertici (Presidente, Direttore, Responsabile Tecnici), con un consulente di over 80 per il bilancio.

Tutte brave persone, per carità, però dopo giornate così, mi accorgo di diventare cattivo, e pensare che il cambiamento, l’innovazione, il think different, potrà avvenire solo per estinzione fisica delle persone e che con le mie sole forze, da sole, non sono riuscirò mai a fare nulla.

Siamo dei provinciali

Thursday, April 19th, 2012

E’ da due giorni che continuo a riflettere su un’esperienza lavorativa che ho vissuto recentemente. Io lavoro al Consorzio Comuni Acquedotto Monferrato (CCAM) che è la società che gestisce il servizio idrico integrato per 101 comuni del Monferrato. Per vari fattori sui quali non mi dilungo, dobbiamo aggiornare il sistema informatico gestionale, in pratica il software che gestisce gli utenti (bollette,allacciamenti,contatori) e stiamo vagliando una serie di offerte. La società Data Management ci ha invitati ad un workshop di presentazione del loro sistema gestionale sviluppato specificatamente per le utility e quindi io con il mio collega responsabile del servizio IT e la responsabile del servizio utenza siamo partiti per Milano.

Tralascio le solite considerazione sociologiche che ho già espresso qui e qui e che sono state confermate nuovamente. Voglio soffermarmi su tre aspetti che mi hanno colpito e che confermano il mio pessimismo sullo stare in provincia, in particolare in Monferrato.

Data Management ha nel proprio portafoglio clienti Metropolitana Milanese Spa (MM) la società che ha progettato la metro a Milano e dal 2003 gestisce il servizio idrico integrato del Comune di Milano. Al workshop è stato invitato l’ing. Nicola Rivezzi responsabile del servizio IT di MM.

Prima considerazione: MM ha circa 50.000 utenti, CCAM idem. L’ing. Rivezzi ha 43 anni è nell’organigramma di MM a livello del management, coordina il lavoro di 10 persone alle sue dirette dipendenze, ha contatti con scuole e università e altre belle cose. Il mio collega del CCAM anche lui ha circa la stessa età però è si responsabile del servizio IT ma non ha alcuna autonomia, non è nel management, è solo e non ha nessun contatto con le istituzioni locali come scuole o università. Traete voi le conclusioni.

Seconda considerazione: MM sta sviluppando con Data Management quello che si chiama lo “sportello online” che come succede già per il gas, il telefono o l’energia elettrica, permette agli utenti di eseguire direttamente da internet, tramite l’accesso ad un’area riservata, tutte quelle operazioni che normalmente devono essere svolte allo sportello fisico (pagare bollette, richiedere nuovi allacciamenti, cambi contatore, comunicare lettura contatore, volture, disdette, eccetera). Niente di straordinario, anzi, tutte le aziende che forniscono servizi al cittadino vanno in questa direzione. Quello che mi ha meravigliato è stata l’affermazione dell’ing. Rivezzi che ci informava che lo sviluppo del sito web di MM integrato con lo sportello online era seguito direttamente dal suo ufficio e dall’ufficio marketing dell’azienda. Come dire che la vetrina di un’azienda non sono solo quello che fa o i suoi uffici, ma anche come si presenta sul web. Fate un confronto tra il sito web del CCAM, gestito dalla buona volontà e nei ritagli di tempo da una persona dell’azienda, e il sito di MM.

Terza considerazione: ma possibile che la mia azienda non sappia guardare al futuro o perlomeno si raffronti con la realtà? A livello locale, come dimensioni, saremo al seconda/terza azienda. Ma perchè non possiamo essere una realtà guida del territorio? Un punto di riferimento per le scuole, non dico il Poli di Torino ma almeno le piccole facoltà universitarie di Asti, Alessandria, Vercelli? Anche dal punto di vista di internet e della rete possiamo fare qualcosa: noi posiamo tubi dell’acqua, perchè non cercare accordi con le telco per vedere se sono interessati a posare cavi insieme a noi? Il CCAM è bene o male una azienda pubblica, partecipata dai 101 comuni del Monferrato, ma perchè non farla diventare un modello per la PA locale? Mai un’iniziativa di marketing, di vetrina, nonostante distribuiamo ai cittadini una delle migliori acque in Italia (e non lo dico io, lo dicono le analisi delle ASl). Forse come scrivevo qui, avere degli over 60 nella stanza dei bottoni non aiuta.

Siamo dei provinciali in ogni senso, incapaci di comprendere il mondo fuori dalle nostre amate colline, che pensano di essere interessanti perchè di nicchia e non ci rendiamo conto che siamo marginali e neanche tanto interessanti perchè alla lunga diventiamo noiosi.

 

Studiare

Sunday, September 4th, 2011

Gianluca Briguglia risponde a un articolo pieno di amarezza di Ilvo Diamanti e io penso che solo la cultura e lo studio potranno salvarci.

Update
Il ricercatore Amedeo Balbi invece la vede male

 

L’antenato di Marchionne

Friday, March 18th, 2011

E’ morto nella sua casa di Lugano Vittorio Ghidella, ex amministratore delegato di Fiat nel decennio 1979/1988; forse dopo Valletta l’unico vero grande manager che l’azienda torinese abbia avuto.

Hi-tech italiano

Monday, February 28th, 2011

Ho scritto molte volte sul declino tecnologico e non solo dell’italia, per esempio in questo post, o in questo, o in questo, e anche in altri.

Segnalo perciò con particolare piacere l’inchiesta di Wired sui (pochi) distretti tecnologici ancora esistenti in Italia. Piccole e medie realtà che cercano di resistere e fare innovazione in un paese sempre più con lo sguardo rivolto al passato. Ed è da questi che una seria politica industriale dovrebbe ripartire. Come si legge nell’inchiesta:

È difficile che il Paese possa riacquistare a breve una posizione di punta sul piano dell’alta tecnologia …..  ma queste  sacche di resistenza possono comunque dare molte opportunità di crescita e garantire effetti di spillover importanti sull’intera industria”.

A riveder le stelle

Wednesday, October 13th, 2010

Oggi sono iniziate le operazioni per portare in superficie i 33 minatori cileni rimasti intrappolati nella miniera di San Josè. Per ora sono 9 i minatori salvati. Le operazioni procedono bene e in Cile è già iniziata la festa. Su Il Post aggiornamenti continui e la diretta video.

Devo ammettere che mi sono commosso alla notizia e seguo con trepidazione le notizie che si susseguono a distanza di pochi minuti. Come non essere fieri di queste persone? Poi mi viene sempre in mente il ricordo della mia permanenza a Taizé nel lontano ormai 1989 dove ho incontrato ragazzi cileni appena usciti dalla feroce dittatura di Pinochet e immediatamente abbiamo fraternizzato. Non scorderò mai il loro sorriso e le loro parole.

Parafrasando Kennedy oggi davvero possiamo dire:  Soy chilena

La provincia c’ha i numeri?

Sunday, September 26th, 2010

Recentemente, grazie anche ai social network, sono stati riallacciati i contatti con i miei ex compagni di classe delle superiori. Carlo, mio ex compagno è come mi ricordavo, sempre il più attivo, e ci ha coinvolti in una cena di rimpatriata.

Andrea ha avuto la bontà (e lo stomaco) di leggere il mio blog e questo mio post sulla vita di provincia rispetto alla vita di città lo ha indotto a mandarmi una mail nella quale difende, lui che ha anche lavorato in grosse città, la vita della provincia.

Il mio post voleva mettere in evidenza come gli altri (cittadini) ci guardano e di come noi viceversa guardiamo loro. Non nego che in provincia non ci possano essere eccellenze. Ma le condizioni italiane non aiutano a farle nascere o emergere. Inoltre, a mio modesto avviso, la provincia non sfrutta appieno tutto il suo potenziale. Faccio un esempio: la famosa Silicon Valley è appunto una valle, tutto sommato periferica negli Usa; non è NY per intenderci. Eppure è lì che si fà innovazione, e non certo per caso. Ecco da noi c’era la possibilità della Silicon Valley, cosa era l’Olivetti e tutto l’indotto di Ivrea? Persino in Autostrada c’è ancora il cartello pubblicitario: Ivrea città dell’informatica. E invece cosa è rimasto? Appunto: il cartello.

Certamente la qualità della vita in provincia è migliore che nelle grandi città, ma questo parametro, per quanto importante, da solo non basta. La ngn sarebbe una grande opportunità di sviluppo per le provincie (intese come territorio perificherico alle città e non come soggetto politico), ma già solo nella mia realtà locale non ho ancora sentito nessuno, privati, istituzioni pubbliche, aziende, muoversi per essa.

Anche dal punto di vista strettamente culturale in provincia si insegue in modo eccessivo una riscoperta della cultura locale, che per quanto da conoscere, è periferica rispetto ai grandi temi della cultura nazionale o internazionale. Non tutti hanno la fortuna di chiamarsi Roma e di avere alle spalle secoli di storia e influenza. La maggior parte dei paesi o anche solo cittadine, ha alle spalle una normalissima e tutto sommato noiosa vita tardo mediovale; basti pensare alla maggior parte dei paesi del mio Monferrato. Eppure non si perde occasione per promuovere la propria cultura locale. Per carità, lungi da me pensare che questo non sia importante, ma la sola promozione del locale fà perdere di vista che si è inseriti in un ambiente più grande, in una società più grande e alla lunga si diventa appunto periferici e ininfluenti.

Non voglio nemmeno sostenere che la città sia meglio della provincia, mi vengono in mente numerosi esempi di luoghi periferici eccellenti: penso al festival di Giffoni, a quello di Carpi, al Mart di Rovereto e Trento. Se ci si rende conto delle potenzialità che la provincia può offrire e se le si fanno emergere e le si sostengono le periferie allora hanno la possibilità di crescere e con loro i loro abitanti.

Stare in provincia

Thursday, May 13th, 2010

La scorsa settimana per lavoro sono andato a Milano. Sai che notizia direte voi e certamente avete ragione, ma quello che mi ha più colpito della trasferta è stato lo “spirito” e “l’aria” che si respirava parlano con le persone che ho incontrato.

Cerco di spiegarmi: per me che era parecchio tempo che non avevo contatti con altre realtà aziendali, è stato come entrare in una macchina del tempo ed essere sbalzato nel futuro. Ora non è che l’azienda dove mi sono recato sia all’avanguardia nelle nuove tecnologie (fa stampe e scannerizzazioni) ma lo spirito e il clima è comunque quello di essere una realtà di livello nazionale e aperta al mondo.

L’azienda per la quale lavoro (un consorzio di comuni che gestiscono l’acquedotto) non è che brilli per innovazione, spirito di iniziativa, senso di essere comunque una realtà nazionale importante; siamo dei provinciali che quando escono dal loro ambito ci sentiamo spaesati e goffi.

Io invidiamo la loro posizione centrale e non periferica, il loro essere nel mercato al passo con i tempi, in contatto con una realtà in rapido mutamento. E viceversa loro mi invidiavano proprio il fatto che io lavorassi in provincia, con ritmi diversi, con ancora contatti umani e valori, un modo di vita tutto sommato ancora slow e paesi a misura d’uomo.

Quando si dice vedere le cose da un altro punto di vista.