Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla.
Noi moncalvesi non impariamo mai. L’avevo già scritto 3 anni fa: continuare ad usare un social (in particolare un gruppo) per continue polemiche politiche di basso livello, è un castigo che non ci meritiamo.
Consiglio (probabilmente non richiesto ma chissenefrega): suggerisco ai responsabili delle due formazioni che si candideranno a breve per le elezioni comunali, di tenere a bada i rispettivi fanboy e leoni da tastiera. Tre mesi di post polemici sui social, oltre a definire il nostro basso livello di cultura digitale, è davvero una croce che Moncalvo e i moncalvesi non si meritano.
Come ho già scritto dovremmo tornare ad essere comunità, e non bande in perenne lotta.
Quest’anno a Moncalvo è tempo di elezioni amministrative. Sottotraccia sia l’attuale maggioranza, sia gli esponenti della minoranza, sono al lavoro per presentarsi all’appuntamento. In paese inizia a trapelare quell’eccitazione più da tifosi che da cittadini; atteggiamento che purtroppo ha caratterizzato gli ultimi anni della politica moncalvese.
Siamo divisi, pesantemente divisi, drammaticamente divisi. E questa divisione non è limitata ad una normale divergenza di opinioni (che potrebbe anche starci). E’ profonda, intacca il nostro senso di essere comunità. La comunità non sono tutte le persone del mio paese; è stata distorta nell’insieme delle persone che la pensano come me, nei miei amici, nelle persone che seguo o che mi seguono. Una sorta di social network al contrario, dove l’idea (buona) che è alla base della rete internet (la condivisione, lo scambio, la conoscenza diffusa), si manifesta nel suo opposto.
Avete presente la famosa frase detta durante la pandemia? “Ne usciremo migliori”. Ebbene se nel mondo questo auspicio non si è realizzato (ed è sotto gli occhi di tutti), nemmeno a Moncalvo, checché altri lo pensino, siamo migliori. Qualche esempio?
I giovani usati solo come camerieri; mai protagonisti di qualcosa pensato e progettato da loro. Abbandonati a loro stessi, qualcuno si preoccupa che si sentano parte di una comunità? Li ascolta? Si appassiona ai loro sogni? Gli permette di provare, sperimentare, anche sbagliare?
La stessa opportunità della posa della NGN (next generation network) è stata vissuta più come una seccatura dei tempi che come un’opportunità da cogliere per superare (finalmente) il nostro digital divide culturale. A questo proposito, se pensiamo che la pagina internet più frequentata di Moncalvo è probabilmente quella del gruppo facebook “Sei di Moncalvo se“, ci si rende conto della pochezza della cultura digitale che abbiamo. Non voglio assolutamente sminuire il lavoro di chi ha pensato e continua ad occuparsene; ma se all’inizio avevo accolto con favore “Sei di Moncalvo se”; adesso ne scorgo i limiti e l’incapacità di pensare altro che non sia chiacchiericcio, polemiche, notizie di riporto e pubblicità.
Il grande dono della famiglia Piacenza abbandonato a sé stesso dalla nostra incapacità di pensare come comunità. Eppure io mi ricordo quando qualcuno favoleggiava. Poi si è passati alle ripicche, per finire adesso in un lento oblio. Un’occasione sprecata che grida ancora vendetta per le nostre incapacità.
Metto subito le mani avanti e manifesto il mio pensiero prima “delle varie discese in campo”. Qui è necessario, per chiunque si metta in gioco alle prossime elezioni, capire che davvero o risorgiamo, adesso, tutti insieme, come comunità o è finita. Senza uno sforzo comune di idee e impegno, io non credo che Moncalvo sopravviverà. Ormai è anni che siamo sotto la sogli critica dei 3000 abitanti e continuiamo a scendere; non abbiamo più “grosse” realtà produttive nel nostro territorio (Fassa è un’eccezione), i commercianti sono anni che si lamentano che fanno fatica, le aziende agricole non sono valorizzate e i giovani disdegnano la campagna. Fatemi qualche esempio di giovani moncalvesi che abbiano avviato una nuova attività in paese, o che siano rimasti qui, o che si sono trasferiti qui.
Certo, valorizziamo la cultura, abbiamo recuperato parte dei vecchi camminamenti del castello, abbiamo il museo, il teatro, le chiese, i quadri. Tutto bellissimo, ma io credo che in qualche modo questa sia cultura di nicchia, slegata dalla vita dei moncalvesi e li lascia come l’acqua che scorre sul marmo: non intacca la loro vita. E una cultura che non incide sulla società civile è semplicemente una cultura autoreferenziale che non serve a nulla.
Voi direte: però abbiamo il turismo, le fiere, quest’anno è stato un grande anno da questo punto di vista. Ma quanti di voi, seriamente, pensano che Moncalvo possa solo vivere di turismo? La cifra del nostro essere comunità è il turismo? Seriamente? Ditemi quale iniziativa turistica innovativa c’è stata in questi ultimi 10 anni. Qualcosa di veramente nuovo, messo in campo da un moncalvese. A me non viene in mente nulla.
Penso che davvero siamo all’anno zero. Il futuro dipenderà da quanto riusciremo ad essere comunità. Dalla capacità di affrontare insieme le sfide che ci attendono.
Mi auguro che questa idea sia alla base di quanti si vorranno impegnare nella vita politica della nostra città.
Capisco che ormai è stato sdoganato tutto e che la storia sia trascurata o peggio rivista. Però a mio modestissimo avviso ci sono dei limiti che non andrebbero oltrepassati.
Non so se i miei concittadini moncalvesi (e piemontesi) hanno letto il fantasmagorico elenco di progetti “Next Generation Piemonte”. Il libro dei sogni che sarà presentato al Presidente Draghi da Regione Piemonte per il Recovery Plan.
Io non ho conoscenze sufficienti per giudicarlo. Ma vorrei davvero capire quanti e quali di questi 1200 progetti abbiano veramente a che fare con l’idea di ripartenza che sta alla base del Recovery Plan EU.
Certamente quello che mi ha colpito (su Moncalvo) è il progetto del parcheggio sotterraneo.
Quando parlo di incapacità di fare rete, di fare gruppo, di ragionare come territorio intendo anche questo.
Questo pensare, come il Marchese del Grillo: “io sono io e voi non siete un caxxo”; che inquina il nostro modo di essere, di ragionare. Come se condividere e fare gruppo ci sminuisse, diluisse la nostra identità (parola che non sopporto molto) in un calderone dove nessuno è più sé stesso.
E’ questo il più grande difetto che abbiamo. Questo pensare che bastiamo a noi stessi e gli altri si aggiustano. Questo idealizzare il campanile, il passato come ragione di essere e non come punto da cui partire. Ci dimentichiamo che il mondo è un po’ più grande di quello che noi vediamo dalla nostra finestra.
Questo ho pensato quando ho letto su La Stampa l’articolo che parla di “Asti 2030” e dell’iniziativa del vicepresidente regionale Fabio Carosso.
Ma non perché non credo in queste idee. Tutt’altro. E’ proprio perché ci credo che non posso accettare questo modo di comportarsi da parte di un amministratore pubblico. Questo ragionare di uno contro altri.
Poi non posso non notare la “strana” analogia con l’iniziativa della Fondazione Goria Visionari 2030. A me sembra un maldestro tentativo di rubare le idee senza avere la capacità di condividerle e collaborare alla loro realizzazione, fare rete.
Ho letto della bella iniziativa messa in campo dalla Fondazione Goria e che riguarda il nostro territorio: Visionari 2030. Come immaginiamo il Monferrato, queste colline meravigliose, questa nostra Moncalvo tra 10 anni, nel 2030?
Ecco questa è davvero una iniziativa meritoria. Un voler pensare e progettare il futuro, senza essere preoccupati di quello che può succedere la prossima settimana; o peggio del consenso politico/personale alle prossime elezioni.
Un territorio che si pensa e prova ad immaginarsi tra 10 anni è un territorio che ha a cuore il futuro delle nuove generazioni. Ha capito che programmare i propri investimenti, sfruttare bene le proprie risorse, saper attrarre (e mantenere) i talenti in loco sono ormai “vincoli” che non possono essere infranti, pena un lento e inesorabile declino.
Altra caratteristica di questa iniziativa è il coinvolgimento dei cittadini, delle persone. Non il solito convegno con le solite facce, i soliti esperti. Stavolta si parte dal basso, dal coinvolgimento della società civile, dall’ascoltare i giovani, gli anziani, i contadini, gli imprenditori. Ognuno di noi ha la propria visione, un’idea di futuro, un sogno. E magari è quella giusta. Quella che manca per dare la svolta decisiva ad un territorio in perenne decollo ma che mai spicca davvero il volo.
Mai come in questo periodo c’ bisogno di futuro, di immaginarlo, di sognarlo, di realizzarlo.
Qui da noi a Moncalvo, l’Hockey è sempre stato “lo sport per eccellenza”. Certamente il merito va all’indimenticabile Dott. Umberto Micco. Grande uomo e grande moncalvese, comunque la pensiate.
Il Dutur, come era soprannominato, fu una delle principali figure sportive italiane dell’Hokey su prato a cavallo tra gli anni 30 e 40, vincendo diversi scudetti e partecipando alle olimpiadi di Helsinki nel 1952 con la nazionale italiana.
L’attuale U.S.D. Moncalvese Hockey Maschile e la Femminile nata proprio su iniziativa del Dutur è stata scuola di sport e vita per generazioni di moncalvesi; ha collezionato diversi importanti riconoscimenti a livello nazionale ed è Stella d’Argento del CONI per meriti sportivi. Insomma è un’istituzione moncalvese, comunque la pensiate.
E’ da parecchi anni ormai che il campo da hockey di Moncalvo necessita di un rifacimento, così come le altre strutture degli impianti sportivi dedicati appunto al Dutur. Tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute in questi anni hanno diciamo così svicolato sulla gestione dello sport moncalvese, e insomma la situazione è diventata delicata.
Le liste che si sono candidate alle ultime elezioni avevano nel programma di occuparsi della cosa, in particolare la lista Moncalvo Viva aveva espressamente messo nel programma il rifacimento del campo da Hockey.
Poi è successo quello che è successo. Prima il crollo di una parte delle vecchie mura del castello con il grave danno e disagio per i moncalvesi, la viabilità interrotta e modificata, le attività dei ragazzi e dell’oratorio limitate. Una situazione che perdura ancora oggi e non si sa fino a quando.
Adesso il problema Covid-19, con tutte le conseguenze economiche e sociali su una cittadina che vive per la maggior parte di commercio, turismo, agricoltura, piccole e piccolissime attività artigianali-industriali.
Si è scatenata quindi subito la polemica sui social e sui giornali, dopo che nell’ultimo consiglio comunale è stato approvato appunto il bilancio con la scelta (sostenuta dalla maggioranza Moncalvo Viva) di mandare avanti il progetto di rifacimento del campo di Hockey con una spesa prevista di 415.000 euro finanziata con mutuo ventennale.
Una manna per fanboy su facebook di una parte e dell’altra, con commenti acidi a colpi di slogan su varie pagine facebook moncalvesi.
Quello che però mi ha colpito di più è stato questo intervento dell’amico Diego appartenete alla minoranza e quindi contrario alla spesa. Mi ha colpito per la pacatezza, il tentativo di spiegare per bene le sue ragioni, la scelta delle parole e del tono che cerca di parlare alle persone non con i soliti slogan e basta. Un intervento misurato e ammirevole per lo stile inconsueto nel panorama dell’internet moncalvese.
Ecco, la discussione politica a Moncalvo io la vorrei così. Più ragionata, meno tifosa.
Non a caso nessuno ha ancora risposto al post di Diego.
Ieri è stata certamente una data che Moncalvo ricorderà. Dopo 39 anni da protagonista nell’amministrazione comunale, Aldo Fara esce di scena e diventa sindaco Christian Orecchia con la lista Moncalvo Viva.
La lista Progetto Moncalvo 4.0 di Sergio Alessio, nata in continuità con l’amministrazione uscente e appoggiata da Fara ha perso di 288 voti; parecchi a ben vedere. Ma tanti anche a livello di preferenze personali, dove i vari canditati hanno fatto veramente fatica a raccogliere preferenze, salvo casi particolari. E questo è segno evidente che Moncalvo ha voglia di volti nuovi e idee nuove.
Il cambiamento, le nuove idee, la voglia di pensare diversamente e un poco fuori dagli schemi, sono per me un valore positivo; un modo di guardare al futuro senza timore per coglierne le opportunità. E questo messaggio credo che Christian Orecchia e Moncalvo Viva l’abbiano saputo trasmettere meglio degli altri.
Faccio un piccolo endorsement: sono felice per due persone. Una ha vinto e l’altra ha perso, ma secondo me sentiremo ancora parlare di loro e spero che Moncalvo e i moncalvesi non se li lascino scappare, come spesso è accaduto con altri. Abbiamo bisogno della loro passione, della loro intelligenza e del loro impegno per gli altri; un grande augurio e i miei più sinceri complimenti a Barbara Marzano e Diego Musumeci.
E ovviamente un grande augurio a Christian Orecchia e al suo gruppo.
Manca poco più di una settimana al voto amministrativo a Moncalvo. Le due liste MoncalvoViva e Progetto Moncalvo 4.0 hanno presentato programma e candidati con due serate “all’america” nel teatro comunale di Moncalvo.
Programmi simili con molti punti in comune, cosa che non ha mancato di suscitato polemiche da parte di fuoriusciti dei quali ancora non capisco la collocazione personale e mi hanno sempre lasciato perplesso.
Ma così è. Entrambe le liste hanno presentato programmi chilometrici e dispersivi (a mio avviso), forse era meglio 5 cose chiare e precise. Ma si sa, i programmi elettorali sono come i bugiardini delle medicine, li leggi a tuo rischio e pericolo.
Come alla scorsa tornata, anche in questa, nessuna delle due liste mi ha pienamente convinto. Alcune idee buone da entrambe le parti, ma nel complesso trovo ancora in entrambe una visione ancora limitata a noi, a Moncalvo, senza la capacità di pensare in grande. Mentre forse sarebbe ora di pensare (e fare una battaglia culturale) per una aggregazione di comuni e iniziare finalmente a lavorare tutti insieme per il nostro territorio. Insomma pensare Monferrato.
Per quanto riguarda internet ho sentito molti slogan e qualche sparata da far accapponare la pelle, come quella dell’app per segnalare problemi e interagire con il Comune. Subito alla mia mente è apparso vivido il ricordo degli amministratori della pagina facebook di INPS…. (qui il post di Mantellini)
Cito una frase che mi è cara: non sono dalla parte di nessuno perché nessuno è veramente dalla mia parte.
Ultima considerazione, che è la stessa di 4 anni fa e che mi è venuta in mente ieri sera parlando con tre persone veramente in gamba; persone che farebbero davvero la differenza in una amministrazione comunale: perché si continua ad abbassare la qualità media delle liste?
A Moncalvo il 26 maggio si chiuderà davvero un’era e forse si inizierà a ragionare seriamente e con distacco su cosa, nel bene e nel male, hanno rappresentato per la nostra città questi 39 anni di “Farismo”. Quello che certamente mi sento di dire è che in 39 non c’é stata la capacità di creare un successore o perlomeno una persona che abbia saputo raccoglierne il testimone e portarlo nel futuro.