
Capisco che ormai è stato sdoganato tutto e che la storia sia trascurata o peggio rivista. Però a mio modestissimo avviso ci sono dei limiti che non andrebbero oltrepassati.
Quando parlo di incapacità di fare rete, di fare gruppo, di ragionare come territorio intendo anche questo.
Questo pensare, come il Marchese del Grillo: “io sono io e voi non siete un caxxo”; che inquina il nostro modo di essere, di ragionare. Come se condividere e fare gruppo ci sminuisse, diluisse la nostra identità (parola che non sopporto molto) in un calderone dove nessuno è più sé stesso.
E’ questo il più grande difetto che abbiamo. Questo pensare che bastiamo a noi stessi e gli altri si aggiustano. Questo idealizzare il campanile, il passato come ragione di essere e non come punto da cui partire. Ci dimentichiamo che il mondo è un po’ più grande di quello che noi vediamo dalla nostra finestra.
Questo ho pensato quando ho letto su La Stampa l’articolo che parla di “Asti 2030” e dell’iniziativa del vicepresidente regionale Fabio Carosso.
Ma non perché non credo in queste idee. Tutt’altro. E’ proprio perché ci credo che non posso accettare questo modo di comportarsi da parte di un amministratore pubblico. Questo ragionare di uno contro altri.
Poi non posso non notare la “strana” analogia con l’iniziativa della Fondazione Goria Visionari 2030. A me sembra un maldestro tentativo di rubare le idee senza avere la capacità di condividerle e collaborare alla loro realizzazione, fare rete.
Appunto il Marchese del Grillo.
Ho letto della bella iniziativa messa in campo dalla Fondazione Goria e che riguarda il nostro territorio: Visionari 2030. Come immaginiamo il Monferrato, queste colline meravigliose, questa nostra Moncalvo tra 10 anni, nel 2030?
Ecco questa è davvero una iniziativa meritoria. Un voler pensare e progettare il futuro, senza essere preoccupati di quello che può succedere la prossima settimana; o peggio del consenso politico/personale alle prossime elezioni.
Un territorio che si pensa e prova ad immaginarsi tra 10 anni è un territorio che ha a cuore il futuro delle nuove generazioni. Ha capito che programmare i propri investimenti, sfruttare bene le proprie risorse, saper attrarre (e mantenere) i talenti in loco sono ormai “vincoli” che non possono essere infranti, pena un lento e inesorabile declino.
Altra caratteristica di questa iniziativa è il coinvolgimento dei cittadini, delle persone. Non il solito convegno con le solite facce, i soliti esperti. Stavolta si parte dal basso, dal coinvolgimento della società civile, dall’ascoltare i giovani, gli anziani, i contadini, gli imprenditori. Ognuno di noi ha la propria visione, un’idea di futuro, un sogno. E magari è quella giusta. Quella che manca per dare la svolta decisiva ad un territorio in perenne decollo ma che mai spicca davvero il volo.
Mai come in questo periodo c’ bisogno di futuro, di immaginarlo, di sognarlo, di realizzarlo.
Qui da noi a Moncalvo, l’Hockey è sempre stato “lo sport per eccellenza”. Certamente il merito va all’indimenticabile Dott. Umberto Micco. Grande uomo e grande moncalvese, comunque la pensiate.
Il Dutur, come era soprannominato, fu una delle principali figure sportive italiane dell’Hokey su prato a cavallo tra gli anni 30 e 40, vincendo diversi scudetti e partecipando alle olimpiadi di Helsinki nel 1952 con la nazionale italiana.
L’attuale U.S.D. Moncalvese Hockey Maschile e la Femminile nata proprio su iniziativa del Dutur è stata scuola di sport e vita per generazioni di moncalvesi; ha collezionato diversi importanti riconoscimenti a livello nazionale ed è Stella d’Argento del CONI per meriti sportivi. Insomma è un’istituzione moncalvese, comunque la pensiate.
E’ da parecchi anni ormai che il campo da hockey di Moncalvo necessita di un rifacimento, così come le altre strutture degli impianti sportivi dedicati appunto al Dutur. Tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute in questi anni hanno diciamo così svicolato sulla gestione dello sport moncalvese, e insomma la situazione è diventata delicata.
Le liste che si sono candidate alle ultime elezioni avevano nel programma di occuparsi della cosa, in particolare la lista Moncalvo Viva aveva espressamente messo nel programma il rifacimento del campo da Hockey.
Poi è successo quello che è successo. Prima il crollo di una parte delle vecchie mura del castello con il grave danno e disagio per i moncalvesi, la viabilità interrotta e modificata, le attività dei ragazzi e dell’oratorio limitate. Una situazione che perdura ancora oggi e non si sa fino a quando.
Adesso il problema Covid-19, con tutte le conseguenze economiche e sociali su una cittadina che vive per la maggior parte di commercio, turismo, agricoltura, piccole e piccolissime attività artigianali-industriali.
Si è scatenata quindi subito la polemica sui social e sui giornali, dopo che nell’ultimo consiglio comunale è stato approvato appunto il bilancio con la scelta (sostenuta dalla maggioranza Moncalvo Viva) di mandare avanti il progetto di rifacimento del campo di Hockey con una spesa prevista di 415.000 euro finanziata con mutuo ventennale.
Una manna per fanboy su facebook di una parte e dell’altra, con commenti acidi a colpi di slogan su varie pagine facebook moncalvesi.
Quello che però mi ha colpito di più è stato questo intervento dell’amico Diego appartenete alla minoranza e quindi contrario alla spesa. Mi ha colpito per la pacatezza, il tentativo di spiegare per bene le sue ragioni, la scelta delle parole e del tono che cerca di parlare alle persone non con i soliti slogan e basta. Un intervento misurato e ammirevole per lo stile inconsueto nel panorama dell’internet moncalvese.
Ecco, la discussione politica a Moncalvo io la vorrei così. Più ragionata, meno tifosa.
Non a caso nessuno ha ancora risposto al post di Diego.
Ieri è stata certamente una data che Moncalvo ricorderà. Dopo 39 anni da protagonista nell’amministrazione comunale, Aldo Fara esce di scena e diventa sindaco Christian Orecchia con la lista Moncalvo Viva.
La lista Progetto Moncalvo 4.0 di Sergio Alessio, nata in continuità con l’amministrazione uscente e appoggiata da Fara ha perso di 288 voti; parecchi a ben vedere. Ma tanti anche a livello di preferenze personali, dove i vari canditati hanno fatto veramente fatica a raccogliere preferenze, salvo casi particolari. E questo è segno evidente che Moncalvo ha voglia di volti nuovi e idee nuove.
Il cambiamento, le nuove idee, la voglia di pensare diversamente e un poco fuori dagli schemi, sono per me un valore positivo; un modo di guardare al futuro senza timore per coglierne le opportunità. E questo messaggio credo che Christian Orecchia e Moncalvo Viva l’abbiano saputo trasmettere meglio degli altri.
Faccio un piccolo endorsement: sono felice per due persone. Una ha vinto e l’altra ha perso, ma secondo me sentiremo ancora parlare di loro e spero che Moncalvo e i moncalvesi non se li lascino scappare, come spesso è accaduto con altri. Abbiamo bisogno della loro passione, della loro intelligenza e del loro impegno per gli altri; un grande augurio e i miei più sinceri complimenti a Barbara Marzano e Diego Musumeci.
E ovviamente un grande augurio a Christian Orecchia e al suo gruppo.
Manca poco più di una settimana al voto amministrativo a Moncalvo. Le due liste MoncalvoViva e Progetto Moncalvo 4.0 hanno presentato programma e candidati con due serate “all’america” nel teatro comunale di Moncalvo.
Programmi simili con molti punti in comune, cosa che non ha mancato di suscitato polemiche da parte di fuoriusciti dei quali ancora non capisco la collocazione personale e mi hanno sempre lasciato perplesso.
Ma così è. Entrambe le liste hanno presentato programmi chilometrici e dispersivi (a mio avviso), forse era meglio 5 cose chiare e precise. Ma si sa, i programmi elettorali sono come i bugiardini delle medicine, li leggi a tuo rischio e pericolo.
Come alla scorsa tornata, anche in questa, nessuna delle due liste mi ha pienamente convinto. Alcune idee buone da entrambe le parti, ma nel complesso trovo ancora in entrambe una visione ancora limitata a noi, a Moncalvo, senza la capacità di pensare in grande. Mentre forse sarebbe ora di pensare (e fare una battaglia culturale) per una aggregazione di comuni e iniziare finalmente a lavorare tutti insieme per il nostro territorio. Insomma pensare Monferrato.
Per quanto riguarda internet ho sentito molti slogan e qualche sparata da far accapponare la pelle, come quella dell’app per segnalare problemi e interagire con il Comune. Subito alla mia mente è apparso vivido il ricordo degli amministratori della pagina facebook di INPS…. (qui il post di Mantellini)
Cito una frase che mi è cara: non sono dalla parte di nessuno perché nessuno è veramente dalla mia parte.
Ultima considerazione, che è la stessa di 4 anni fa e che mi è venuta in mente ieri sera parlando con tre persone veramente in gamba; persone che farebbero davvero la differenza in una amministrazione comunale: perché si continua ad abbassare la qualità media delle liste?
A Moncalvo il 26 maggio si chiuderà davvero un’era e forse si inizierà a ragionare seriamente e con distacco su cosa, nel bene e nel male, hanno rappresentato per la nostra città questi 39 anni di “Farismo”. Quello che certamente mi sento di dire è che in 39 non c’é stata la capacità di creare un successore o perlomeno una persona che abbia saputo raccoglierne il testimone e portarlo nel futuro.
Dopo un lungo iter parlamentare è stata approvata la legge sul cyberbullismo. Abbiamo rischiato che fosse un pasticcio senza precedenti, e l’essere riusciti ad approvare il testo “originario”, senza quelle storture che il PD alla Camera aveva infilato, perlomeno ci salva dall’ennesima brutta figura di popolo digitalmente incompetente.
Detto questo, Massimo Mantellini giustamente evidenzia come tale legge sia come al solito un provvedimento estetico, debolissimo dal punto di vista attuativo. Ma come è possibile pensare di fare prevenzione, cultura digitale, con 220.000 euro da dividere tra le 8000 scuole italiane?
Ma a nessuno sfiora il dubbio che quello che manca è proprio la prevenzione? Insegnare la cultura digitale ai nostri ragazzi? Investire sull’educazione? No. Serve subito un provvedimento di facciata, far balenare l’idea della punizione esemplare, perché sono cose che portano subito voti, riconoscimenti immediati, gratifiche personali.
Il pensare, il progettare, incominciare un percorso di educazione digitale per i nostri ragazzi, sono cose che occupano tempo, lunghe, non danno subito risultati; insomma non se le fila nessuno.
Ma chi è veramente dalla parte dei giovani, dei ragazzi, delle nuove generazioni? Chi immagina solo punizioni esemplari, divieti e pene o chi come Mantellini immagina percorsi di educazione, di cultura, di prevenzione?
Gianroberto Casaleggio è stato certamente una personalità in Italia, in politica e nella modesta internet italiana. Massimo Mantellini ha scritto un post sulla scomparsa di Casaleggio tratteggiando un ritratto del personaggio non con le solite tinte adulatorie di circostanza, ma mettendone in luce le contraddizioni, i chiaroscuri, la visione “della rivoluzione digitale” come panacea di tutti i problemi italiani. L’idea di internet, della democrazia digitale, che Casaleggio aveva, secondo Mantellini era già vecchia e poteva attecchire solo in un paese arretrato digitalmente come l’Italia.
A mio modesto parere questo post spiega molto meglio di mille analisi sociologiche quello che è stato Casaleggio e il Movimento da lui fondato insieme a Grillo.
Io non credo che internet sia la soluzione di tutti i problemi dell’Italia, è certamente una grande opportunità di cambiamento, una leva che può e deve essere usata per modernizzare il paese, ma non sarà la rete a salvarci.