Io mi ricordo di quando ho fatto questo post per la disavventura dell’amica Swamilee. Poi parlando con lei, il mio suggerimento è stato: ma perché, con le capacità che indubbiamente hai, non ti apri un blog? Lei si è subito schermita, accampando scuse di tempo e di mancate conoscenze tecniche. E invece, secondo me, sotto sotto, lavorava per fregarci tutti e mettere in piedi un blog con i fiocchi, bello da vedere e da leggere.
Da pochi giorni il blog di Swami ha fatto il suo debutto sul web con una serie di post che rispecchiano appieno la splendida persona che lo gestisce. Molto belli i post sulla fotografia e quello dove racconta del perché ha aperto il blog e dove mette a confronto la sua (grande esperienza) dell’ambiente social, rispetto al poter scrivere su un blog. Poi lei è specializzata in Skincare e quindi troverete moltissime info e news su questo mondo.
Aggiungo qui una piccola riflessione personale a quanto ha scritto Swami nel post dove spiega il perché ha deciso di aprire (ritornare) ai blog. Molto di quello che scrive Swami rispecchia un mio vecchio post del 2012 (addirittura) che sono andato a rileggermi:
“bloggare stanca, vuol dire darsi obiettivi alti, e questo costa fatica, sforzo, pensare prima di scrivere e magari rileggere e correggere prima di cliccare il tasto “publish”. Ed è un esercizio privato che si vuole condividere con altri, donare ad altri le proprie fatiche. Perchè scrivere aiuta a chiarire i propri pensieri come giustamente diceva Simone Weil e leggere blog aiuta a capire le idee e i pensieri di altri, ci stimola al confronto, alla riflessione. Cambiamo gli altri e cambiamo noi stessi.“
Il ridurre tutto alla sintesi (anche quello che è complesso), la condivisione esasperata dell’io e di quello che si prova in quel dato momento, il giudizio immediato di noi stessi (e delle nostre azioni) tramite i like, tutti aspetti tipici dei social sono molto diversi dai tempi del blog, dei pensieri e della parola scritta.