A Moncalvo ci trovate in piazza Garibaldi sabato 3 e domenica 4 ottobre
Se non avete ancora comprato La vista da qui di Massimo Mantellini avete fatto male. Perché Mantellini oltre ad essere uno dei blogger più letti ed apprezzati, è un profondo conoscitore di internet e delle nuove tecnologie. I suoi giudizi sono spesso taglienti, a volte controcorrente, ma sempre meditati, mai banali e derivati dall’aver vissuto in prima persona l’inizio della internet italiana.
Per molto tempo ha quasi sempre scritto “per il web”, poi ha deciso di scrivere un libro di carta dove raccogliere le sue idee su internet e il difficile rapporto che noi italiani abbiamo con la rete. In questo post descrive il perché ha preso questa decisione e quello che ha capito del difficile rapporto tra i libri di carta e la scrittura sul web.
E se poi ci mettete che Luisa Carrada, una persona che certo non ha bisogno di presentazione per quanto riguarda la scrittura sul web, si è commossa leggendo questo libro ….
A volte siamo costretti a fare scelte difficili, anche contraddittorie con alcune opinioni o idee espresse in passato. In quei momenti ci piacerebbe che, anche se i nostri amici o le persone a noi più vicine non approvano le nostre decisioni, si sforzassero di comprendere le nostre motivazioni. Abbiamo bisogno di ascolto, tempo per spiegarci, per aprire il nostro cuore. Dentro di noi, spesso, conduciamo battaglie disperate che le persone a noi vicine ignorano.
Ci piacerebbe trovare, se non comprensione, almeno silenzio, e non scherno o dileggio per la nostra scelta.
Lo sforzo di parlare, di chiedere il perché, di ascoltare, senza partire in quarta con giudizi netti e critiche distruttive è un lavoro prima di tutto su noi stessi, sul nostro modo di rapportarci con altre persone. Mi rendo conto che io stesso a volte, affronto gli altri con la certezza della mia verità, Simone Weil direbbe che adopero la “forza” nel costruire il mio rapporto con gli altri, cercando in qualche modo un potere, un rapporto appunto di forza a mio favore. E questo è male. Ci impedisce di riconoscere noi stessi in ogni uomo e quindi la fraternità, la compassione, la comprensione ci sono negati in partenza.
Anche se a volte non comprendiamo i nostri amici, le persone a noi vicine, o la stessa umanità, proviamo comunque a scommettere sull’uomo, sulla sua parte “buona”, sulle sue capacità di cambiare in meglio lui è il mondo che abitiamo.
Cara Adele,
quando leggerai queste parole, probabilmente saranno passati anni. Domani inizierai ad andare a scuola, il tuo primo vero passo nella vita. Per questo io e la mamma vorremo tenere traccia di questo giorno, mettendo nero su bianco quello che proviamo oggi. Sai, per noi essere umani, la vita a volte ci risulta difficile da capire e dimentichiamo facilmente. Per questo cerchiamo di mettere come dei paletti, dei punti di riferimento, per aiutarci a non dimenticare e capire da dove veniamo.
Ti chiediamo di affrontare questo lungo viaggio con il tuo sorriso contagioso, la tua voglia di scoprire cose nuove, il tuo sguardo limpido e innocente. Non farti mai prendere dallo sconforto, dalla paura di non farcela. Noi per un certo periodo potremmo accompagnarti ed aiutarti, ma certamente ci saranno momenti dove potrai contare solo sulle tue forze, ma siamo sicuri, io e la mamma, che riuscirai sempre a superare tutte le difficoltà.
Vorremmo che avessi la fortuna di incontrare insegnanti appassionati, generosi, orgogliosi del loro lavoro e di svolgerlo con coscienza e non come una svogliata routine. Ma anche se non incontrassi insegnanti così non prenderla come una sfortuna o un modo per impegnarsi di meno. Il mondo delle idee, dei valori, della conoscenza è davanti a te, a portata di mano. Non perdere l’occasione di entrarci.
Vorremmo che imparassi a sognare e che ti insegnassero a realizzare i tuoi sogni. Impara dal passato senza rimpiangerlo, senza legarti ad esso. Usalo come una fionda per proiettarti nel futuro, che è il tempo che ti appartiene e che costruirai con le tue mani.
Vorremmo che ti insegnassero a stare da sola, ti salverebbe la vita. È vero che noi non bastiamo a noi stessi, ma ci saranno momenti nei quali ti ritroverai sola, senza nessuno accanto. Se riuscirai, in quei frangenti, a trovare dentro di te la forza di andare avanti, non sarai mai costretta ad elemosinare amore e comprensione, svendendo il tuo cuore.
Vorremmo che ti insegnassero a fuggire. Ma non la vergognosa e miserevole fuga del disertore, bensì la sacra e lodevole fuga del prigioniero, che sfugge alle sue catene perché sogna la libertà, un futuro migliore per se per gli altri, e vuole combattere per ottenerlo.
Cerca di non seguire la corrente, la massa, sii sempre te stessa, la Adele che conosciamo. Non cercare il conformismo, sopratutto se sei sicura delle tue idee e di quello che senti, non aver paura del giudizio degli altri e di affrontare anche l’isolamento dei tuoi compagni.
Non aver paura quando sei in difficoltà, di chiedere aiuto, ai tuoi insegnanti, a mamma e papà, ai tuoi compagni, ai tuoi amici. Offri sempre una mano ai tuoi compagni, sii gentile e comportati bene, cioè fai le cose giuste che il tuo cuore ti dice; perché non sai mai le battaglie che stanno combattendo in silenzio le persone che incontri.
Affronta questo viaggio con cuore intrepido e con coraggio, ma ricordati che molte volte il premio non lo troverai alla meta, ma sarà il cammino percorso e le esperienze che hai vissuto e quello che hai imparato durante il viaggio.
Buona scuola Adele. Mille tenerezze e abbracci.
mamma e papà
Ci sono sogni che ci accompagna da una vita, alcuni non si realizzano, mentre per altri viene il tempo di vederli prendere forma e viverli. Mai prendersi gioco dei sogni altrui, non possiamo mai immaginare quanto questi possano dare la forza di tirare avanti ancora un giorno, di essere ragione di alzarsi, svegliarsi e lottare in una vita che difficilmente regala qualcosa.
Steve Jobs amava dire ai suoi collaboratori quando li voleva coinvolgere in un suo progetto visionario che “il viaggio è il premio”. Che è certamente vero. Guardiamo indietro nella nostra vita al percorso che abbiamo fatto per raggiungere un obiettivo, per realizzare un sogno, organizzare qualcosa. Quello che abbiamo vissuto ed imparato a volte è molto più importante di quello che abbiamo raggiunto.
Ho avuto la fortuna di incontrare persone straordinarie, di fare insieme a loro percorsi di vita, di condividere idee, spesso grazie a loro, di dare corpo e ordine a pensieri ed emozioni che confusamente si agitavano dentro di me senza che io riuscissi ad esprimerli compiutamente.
Una di queste persone ha poi fatto la scelta di condividere la sua vita con me. E non è stata una passeggiata. Dolore, sofferenza, malattia, morte, nulla ci (le) è stato risparmiato. La vita spesso le ha presentato il conto di quella scelta di legarsi a me. Mai l’ho vista indietreggiare, abbattersi, pentirsi. Mi capita spesso di dire, in tono scherzoso, una convinzione che ho maturato in questi anni e cioè che io e Katia facciamo parte di una minoranza sempre sconfitta ma mai piegata. Siamo come il colonnello Aureliano Buendia di Cent’anni di Solitutine, promotore di 32 rivoluzioni e altrettante sconfitte.
Sono felice per Katia, che ha realizzato il suo sogno di volare. Se lo merita, non fosse altro per la prova dura che ogni giorno affronta di dividere la sua vita con me. L’ho vista veramente felice e mi ha commosso anche se ho fatto di tutto per non darlo a vedere.
Si dice spesso che la vita di coppia è un completarsi, un condividere cose. Vero per carità, ma anche Khalil Gibran dice sul matrimonio che non bisogna bere dalla stessa coppa e la quercia e il cipresso non crescono l’uno all’ombra dell’altro.
Questo sogno era di Katia e suo doveva rimanere. Io partecipo della sua felicità nel vederlo realizzato.