Recentemente, grazie anche ai social network, sono stati riallacciati i contatti con i miei ex compagni di classe delle superiori. Carlo, mio ex compagno è come mi ricordavo, sempre il più attivo, e ci ha coinvolti in una cena di rimpatriata.
Andrea ha avuto la bontà (e lo stomaco) di leggere il mio blog e questo mio post sulla vita di provincia rispetto alla vita di città lo ha indotto a mandarmi una mail nella quale difende, lui che ha anche lavorato in grosse città, la vita della provincia.
Il mio post voleva mettere in evidenza come gli altri (cittadini) ci guardano e di come noi viceversa guardiamo loro. Non nego che in provincia non ci possano essere eccellenze. Ma le condizioni italiane non aiutano a farle nascere o emergere. Inoltre, a mio modesto avviso, la provincia non sfrutta appieno tutto il suo potenziale. Faccio un esempio: la famosa Silicon Valley è appunto una valle, tutto sommato periferica negli Usa; non è NY per intenderci. Eppure è lì che si fà innovazione, e non certo per caso. Ecco da noi c’era la possibilità della Silicon Valley, cosa era l’Olivetti e tutto l’indotto di Ivrea? Persino in Autostrada c’è ancora il cartello pubblicitario: Ivrea città dell’informatica. E invece cosa è rimasto? Appunto: il cartello.
Certamente la qualità della vita in provincia è migliore che nelle grandi città, ma questo parametro, per quanto importante, da solo non basta. La ngn sarebbe una grande opportunità di sviluppo per le provincie (intese come territorio perificherico alle città e non come soggetto politico), ma già solo nella mia realtà locale non ho ancora sentito nessuno, privati, istituzioni pubbliche, aziende, muoversi per essa.
Anche dal punto di vista strettamente culturale in provincia si insegue in modo eccessivo una riscoperta della cultura locale, che per quanto da conoscere, è periferica rispetto ai grandi temi della cultura nazionale o internazionale. Non tutti hanno la fortuna di chiamarsi Roma e di avere alle spalle secoli di storia e influenza. La maggior parte dei paesi o anche solo cittadine, ha alle spalle una normalissima e tutto sommato noiosa vita tardo mediovale; basti pensare alla maggior parte dei paesi del mio Monferrato. Eppure non si perde occasione per promuovere la propria cultura locale. Per carità, lungi da me pensare che questo non sia importante, ma la sola promozione del locale fà perdere di vista che si è inseriti in un ambiente più grande, in una società più grande e alla lunga si diventa appunto periferici e ininfluenti.
Non voglio nemmeno sostenere che la città sia meglio della provincia, mi vengono in mente numerosi esempi di luoghi periferici eccellenti: penso al festival di Giffoni, a quello di Carpi, al Mart di Rovereto e Trento. Se ci si rende conto delle potenzialità che la provincia può offrire e se le si fanno emergere e le si sostengono le periferie allora hanno la possibilità di crescere e con loro i loro abitanti.