Archive for the ‘rete’ Category

I Social Network stanno cambiando?

Friday, December 2nd, 2022

Da qualche tempo a questa parte, i più attenti frequentatori della rete si stanno interrogando su un fenomeno che riguarda i Social Network.

Si assiste ad una progressiva disaffezione, in particolare delle giovani generazioni, verso la pubblicazione di contenuti personali (lo scopo per cui erano nati i social), per trasformarsi in semplici fruitori di contenuti altrui. Una sorta di tiktokizzazione, come sta succedendo a Instagram. Per non parlare di quello che sta succedendo su Twitter dopo l’acquisizione dello stesso da parte di Elon Musk, o i numerosi scandali sulla privacy degli utenti che hanno coinvolto Facebook.

Dall’altra parte si assiste ad una progressiva migrazione di utenti da Social Network affermati, verso altri che vogliono rimettere al centro gli utenti e la socialità (pensiamo a Mastandon) o altri, appunto come TitTok dove oltre il 66% degli utenti si limita ad usufruire dei contenuti altrui.

Un buon punto di partenza per iniziare a capire quello che sta succedendo è questo articolo del Post

Il benaltrismo sulla fibra a Moncalvo

Sunday, February 27th, 2022

via facebook

Poi le stesse persone magari si lamentano della scarsa connessione e del digital divide di Moncalvo.

Certo che se si pensa di usare la rete solo per fare questi post su FB, probabilmente basta una vecchia connessione a 56Kb.

Il nostro profilo social

Monday, December 6th, 2021

La disavventura che è capitata ad un’amica che seguo su Twitter mi ha spinto a riflettere su alcuni aspetti della nostra presenza in rete.

Molti degli amici che conosco hanno un profilo social su uno o più social network. Anche io non mi sono sottratto a questa regola e dopo aver tergiversato parecchio ho aperto il profilo su Twitter.

Tutti comunque siamo accumunati dalla stessa cosa: abbiamo affidato molto della nostra identità digitale al profilo social. E quando parlo di identità digitale, parlo del nostro modo di rapportarsi e rappresentarsi rispetto agli altri; parlo dei nostri pensieri, delle nostre emozioni e sentimenti sempre più spesso espressi attraverso i nostri account social; affidiamo ai social anche i nostri hobby, le nostre passioni che spesso sono diventate anche il nostro lavoro. Perché è inutile che ce lo nascondiamo: ormai la nostra presenza in rete è parte di noi, del nostro modo di essere.

Poche sono le persone che resistono a questo richiamo di identità complementare. Così come poche (credo) siano le persone che curano la propria identità digitale, sapendo bene che essa non è affatto una cosa virtuale che non ha conseguenze sulla propria vita.

Mi è sempre piaciuto il paragone tra il nostro pezzetto di rete che abitiamo e un giardino. Tutti siamo affascinati da giardini ben curati, ricchi di fiori e piante diversi, dove passeggiare e rinfrancarci. Ma un giardino comporta lavoro, spesso fatica, in prima persona.

Affidare (e affidarsi) ad altri che si prendano cura del nostro giardino, dandogli il potere di scegliere quali e quanti fiori mettere, quali e quanti alberi piantare o togliere, non mi è mai parsa una grande idea.

Così come penso che affidare completamente i nostri pensieri, le nostre riflessioni, spesso le più profonde, ad una o l’altra piattaforma social non sia il massimo. Per questo ho sempre apprezzato i blog personali.

Perlomeno nei blog personali ho io il controllo dei contenuti, del mio giardino. Poi certo sono convinto che la presenza social oggi come oggi sia importante (chi non vorrebbe la maggiore condivisione possibile dei propri buoni pensieri). Ma questa presenza social dovrebbe essere come dire la vetrina che rimanda alla vera sostanza che c’è nel nostro blog.

Tutto questo comporta lavoro, fatica, studio, voglia di imparare, consapevolezza che “cultura digitale” non è solo la capacità di saper aprire un profilo social; ma tutto quello che sta dietro e alle conseguenze cui spesso non pensiamo, di quel semplice clic di approvazione dei termini di servizio.

Perché perdere il nostro profilo social (per colpa altrui o nostra non importa) non è facile da accettare. Specie se abbiamo affidato ad esso un pezzo della nostra vita (fatta anche di sentimenti, parole, foto, link) e lo abbiamo riempito con il nostro hobby o le nostre riflessioni.

Avere più controllo del nostro giardino spetta a noi.

Moncalvo i social e la politica

Sunday, November 21st, 2021

Che Moncalvo e i moncalvesi siano famosi per seguire sempre la penultima moda della rete (internet) è ormai ampiamente risaputo e l’ho sottolineato più volte su questo blog. Perché seguire le mode non significa conoscere la rete  ed avere cultura digitale.

Ma che si continui ad usare un social (facebook e in particolare un gruppo) per fare propaganda e polemiche politiche di un livello veramente basso, è francamente un castigo che non ci meritiamo.

Se la concessione che noi moncalvesi abbiamo della res pubblica, dell’impegno civile, dell’essere comunità, si limita ad uno scambio di battute (e a volte insulti e offese allusive) sui social, certamente non andremo molto lontano né  saremo capaci di immaginare (e costruire) un futuro comune.

In informatica si usa l’espressione GIGO (garbage in, garbege out), ed è un po’ quello che ci sta succedendo. Andando a fare la lotta nel fango non se ne esce migliori; come minimo peggio di quando si è entrati.

Monferrato Distretto Digitale

Tuesday, October 5th, 2021

Nei giorni scorsi è entrato nella fase operativa il progetto Monferrato Distretto Digitale promosso dall’Associazione La Grande Occasione.

Questa associazione è, a mio modesto avviso, un unicum da seguire con attenzione e passione, nel “poco digitale” Monferrato. Un gruppo di persone che davvero pensano il futuro tra le nostre colline, senza avere paura di lavorare in rete e fare rete.

L’associazione, presieduta da Angelo Tibaldero (prima o poi Angelo riusciremo ad incontrarci, lavoro ed impegni personali permettendo!) vuole, con questo progetto entrato nella fase operativa, “rendere i borghi partecipanti un territorio attrattivo per nomadi digitali, smart worker e team di startup, nell’orizzonte temporale 2022-2032. Cogliere le opportunità del lavoro da remoto stimolerà la rinascita.”

Noto anche con piacere che tra i comuni aderenti a questo progetto è presente anche Moncalvo; dove (finalmente) hanno aperto il cantiere per la posa della fibra ottica e la realizzazione della rete NGN.

Sono sempre stato un convinto sostenitore della superiorità tecnologica di una rete FTTH, rispetto a qualsiasi altra alternativa (Wimax, 4G, 5G, FWA eccetera). Ed è inutile che ci nascondiamo: le meritorie iniziative per portare una “piccola banda larga” nei nostri territori sfruttando le tecnologie wifi ci hanno appunto solo dato una parvenza di banda larga; e il recente lockdown con il suo costringerci allo smart working e alla DAD ne hanno evidenziato tutti i limiti.

Nota di merito quindi al progetto Monferrato Distretto Digitale e all’associazione La Grande Occasione, senza però dimenticarci che un vero “rinascimento digitale” dei nostri borghi passa necessariamente per tre punti: sviluppo di una vera rete a banda ultra-larga (rete FTTH), colmare il digital-divide culturale dei nostri cittadini, promozione di iniziative “2.0” e legate alle specificità del nostro territorio.

La grande occasione e piccoli borghi

Friday, March 26th, 2021

La grande occasione per i piccoli borghi è un progetto ambizioso lanciato da Angelo Tibaldero e da un gruppo di giovani ragazzi.

Una visione limitata

Chi legge questo blog sa quanto io sia scettico di fronte alle iniziative estemporanee, calate dall’alto, in particolare quelle che riguardano la rete o il nostro futuro. Spesso questi progetti non approdano a nulla; perché incapaci di cambiare la realtà delle cose. Hanno il grosso difetto di essere fini a se stesse, non fanno rete intono a sé.

La grande occasione è fare rete

Ed è quindi con piacere che parlo del progetto lanciato da Angelo Tibaldero con La Grande Occasione. Perché ha qualcosa di diverso. In primo luogo è un’associazione di studenti e professionisti. Secondariamente ha una grande ambizione: ravvivare le piccole comunità facendole nuovamente tornare protagoniste del territorio, creando un network tra amministrazioni locali, imprenditori, associazioni, cittadini per trovare soluzioni ai problemi comuni. Partono con il passo giusto: creare un network. Sanno che da soli non possono fare tutto.

Inoltre mi piacciono molte delle idee alla base di questa iniziativa. In particolare l’idea del nomadismo digitale che può davvero essere una risorsa preziosa per le piccole comunità. E’ importante rendere attrattivi i nostri borghi sia dal punto di vista della qualità della vita, sia da quello della connettività.

Credo anche che sia giunto il momento (e i progetti di La Grande Occasione vanno nella direzione giusta) di fare di tutto per trattenere ed attrarre giovani talenti. Chi, se non loro, possono valorizzare i grandi tesori che tutti i piccoli borghi italiani hanno. E se pensate che in Italia ci sono oltre 5500 piccoli comuni con meno di 5000 abitanti (praticamente il 70% dei comuni italiani) capite bene quanto territorio (con tutto quel che segue) rischia di essere abbandonato al suo destino.

Il passato come stimolo per il futuro

Lo stesso Angelo Tibaldero e i suoi amici, se non fossero spinti da profonde motivazioni di amore verso il loro “piccolo mondo”, potrebbero tranquillamente sfruttare il loro talento altrove. E questo renderebbe il nostro territorio, e tutti noi, più poveri. Invece hanno deciso di giocare qui la partita della vita, nei borghi che li hanno visti nascere. Sono cittadini del mondo ma hanno scoperto di voler realizzare il loro sogno nel luogo dove sono nati.

le radici sono come degli elastici: ti puoi allontanare migliaia di chilometri ma loro (tenacemente) ti riportano indietro

Ecco perché seguo con interesse il cammino di questo progetto, e spero che abbia successo. Perché parte dai giovani, parte dai protagonisti del futuro e non dai comprimari.

Impegnarsi

Credo che il futuro della nostra disgraziata e meravigliosa Italia passi anche dal futuro dei suoi borghi più piccoli. E sono convinto che progettare il futuro sia un lavoro di squadra. Dove ciascuno deve fare la sua parte e nessuno può chiamarsi fuori o delegare.

Persone che sognano un futuro diverso per il luogo dove vivono. Che hanno il coraggio della gioventù e l’esperienza della persona matura. Persone che provano a darsi (e dare a noi) un futuro con La Grande Occasione.

Un uomo senza rabbia non è niente. Ma un uomo senza sogni è ancora meno.

Moncalvo e la rete sempre un passo indietro

Friday, May 1st, 2020

Leggo che l’amico Manuel è promotore di questa iniziativa. Un gesto generoso, come è nel suo carattere. Lui ci crede nella rete, nelle potenzialità immense che internet ha; nella capacità di inventarsi e reinventarsi nell’era digitale. Ci divide forse questo: Manuel crede che per Moncalvo e in generale per il Monferrato serve un apripista, uno che lanci l’idea, prepara lo strumento e gli altri seguiranno, useranno lo strumento e saremo tutti felici. Io non sono d’accordo e provo a spiegarlo meglio.

Per chi frequenta questo blog o mi conosce, sa quanto io creda nelle potenzialità della rete; nel valore della cultura digitale; nella necessità di comprendere e guidare (e non subire) l’enorme cambiamento che questa rivoluzione sta portando nelle nostre vite. E proprio perchè credo che questa cultura digitale non si acquisisce semplicemente conoscendo i social o facendo acquisti online, non penso che l’iniziativa di Manuel cambi la situazione “digitale” di Moncalvo. I moncalvesi non conoscono internet; la frequentano, permettetemi un paradosso, per sentito dire, per passaparola. Gli stessi social, praticamente il 99,99% ha solo facebook come non esistesse altro, sono frequentati per gioco, senza nessun contributo originale o, quelle rare volte che c’è, è solo di riporto.

Se pensiamo che la pagina internet più frequentata di Moncalvo è probabilmente quella del gruppo facebook “Sei di Moncalvo se“, ci si rende conto della pochezza della cultura digitale che abbiamo. Non voglio assolutamente sminuire il lavoro (e lo sforzo) dell’amico Denis, ma se all’inizio avevo accolto con favore “Sei di Moncalvo se”; adesso ne scorgo i limiti e l’incapacità (o la non volontà) di pensare altro che non sia chiacchiericcio.

Io non credo che i commercianti, le aziende moncalvesi, non colgano le opportunità offerte dalle nuove tecnologie perchè non hanno lo strumento (il marketplace di Manuel); molto più semplicemente non lo conoscono, lo ignorano, pensano che non serva. E’ questione di cultura digitale e non di strumenti.

Ed è anche questione di costanza, nelle grandi e nelle piccole cose. Vi ricordate le magnifiche sorti progressiste di Moncalvo WebTV, il portale moncalvomonferrato, la pagina FB di Moncalvo e via di seguito? Il cimitero dell’internet moncalvese è affollato anche per mancanza di costanza.

Certo che serve il progetto, ma serve costanza, impegno, capacità di produrre contenuti e di innovare. Come ben sanno, a pochi chilometri da Moncalvo, gli amici di Vini Olivetta che hanno colto l’opportunità della
presenza online dell’azienda. O l’amico Carlo Farotto, moncalvese docg e quindi emigrato perchè nemo propheta in patria, con la sua startup Sanvittore.

E siccome credo di avere un poco di cultura digitale (e di costanza) non mi permetto di fare dell’ironia con un post su FB (e solo perchè siccome sono su FB sono digitale e tu no) perchè un commerciante moncalvese scrive “tele” invece che “cellulare”. Forse andrebbe aiutato, questo commerciante, a comprendere meglio l’innovazione digitale con la quale dobbiamo, volenti o nolenti, convivere.

E non parlo dello smart working, il problema della fibra ottica e della NGN, la presenza online delle più importanti manifestazioni moncalvesi, le associazioni e potrei continuare.

Sono pessimista? Si lo sono. Ma questo non mi impedisce di pensare e credere che ci si debba impegnare per un progetto serio di alfabetizzazione digitale. Qui, ora, adesso.
Perchè questa è una delle tante lezioni di questo periodo Covid-19 e cito una frase che mi ha colpito molto: La strada da percorrere è una sola: se utilizzeremo l’intelligenza artificiale solo per vendere qualche unità di prodotto in più, non solo avremo sprecato la straordinaria opportunità di capire di più il mondo, ma avremo commesso l’errore di adattare il nostro mondo all’ambiente operativo di una macchina, e non viceversa.
E il costo da pagare per scelte non fatte o fatte male con superficialità sarà altissimo.

Moncalvo digitale al tempo del Covid-19

Saturday, March 14th, 2020

Questo è un periodo difficile, cerco di non pensare al fatto di essere soggetto a rischio e quindi provo a scrivere qui alcune riflessioni su questo #iostoacasa. Questa appena passata è stata la mia prima settimana di smart working. Ho la fortuna di fare un lavoro che posso fare anche da casa e ho sempre la fortuna di lavorare per una azienda dove il mio capo ufficio è persona preparata e lungimirante che per tempo mi ha messo nelle condizioni di svolgere il mio lavoro da casa. Certo prima erano momenti sporadici, quando c’era qualcosa di urgente; mai come ora, con una presenza costante tutto il giorno per 5 giorni; come in ufficio. Questo non vuol dire che tutte le aziende del Monferrato sono pronte; anzi, io sono un’eccezione e la situazione più comune in zona è quella di turnarsi o stare a casa con permessi/ferie.

Adele inizia a sperimentare didattica digitale. Anche qui ci sono luci ed ombre. Noi abbiamo il pc; ma sono tanti genitori dei compagni di classe di Adele ad avere solo cellulari, al massimo tablet. Ci si muove un po’ così, su un terreno sconosciuto perché finora non sembrava “utile” usare questi nuovi strumenti nella didattica; e invece ci stiamo rendendo conto che servono, eccome se servono.

Lo smart working è esperienza bella, un nuovo modo di lavorare e collaborare con i colleghi. Però deve essere possibile metterlo in pratica. Serve infrastruttura, in primis connessioni veloci (e possibilmente simmetriche) che solo la fibra può dare, inutile girarci intorno; il mito del “mobile first” come osservato giustamente da Massimo Mantellini ha prodotto enormi danni e ritardi sull’infrastruttura e sulla cultura digitale di questo paese. Idem per la didattica digitale. Come si può pensare di fare didattica digitale su di uno schermo da 6” con i giga che si consumano a vista d’occhio?

Non vi racconto le incazzature di questa settimana per la connessione lenta. Sulla carta la mia adsl è una fino a 20/1 mbps; mai andato oltre i 6/0,5 mbps. E badate che è lusso qui da me! E non venitemi a dire che si può tranquillamente navigare a 6 mbps!! Lo smart working non è navigare, serve banda anche in upload e vi voglio vedere a caricare documenti a 0,5 mbps! Non è più tempo (non lo è mi stato per la verità) di paragonare la rete alla televisione; dove c’è qualcuno (pochi) che hanno i contenuti e li mettono a disposizione di molti. La comunicazione in rete è bidirezionale e come tale non può che essere simmetrica. Immaginatevi un cellulare dove da una parte puoi parlare ma dall’altra solo premere i tasti Si, No.

E quindi è inutile che ci riempiamo la bocca di smart working, rete, cultura digitale, didattica online, se manca sia l’infrastruttura che la cultura. Bisogna studiare la cultura digitale e contemporaneamente investire nell’infrastruttura. E qui entrano in gioco la scuola e le amministrazioni locali. La prima ha l’arduo compito di formare le nuove generazioni e educarle alla cultura digitale sia utilizzando strumenti tradizionali sia le nuove possibilità offerte dalle nuove tecnologie. E non pensate che sia semplice! Le difficoltà, le diffidenze, le incomprensioni che ho sperimentato in questi giorni con Adele a casa da scuola sono indice di quanto la strada da percorrere sia lunga; ma come direbbe Steve Jobs: “il viaggio è il premio”. Si cerca di fare il possibile. Alcuni insegnanti sono più portati, altri meno. Ma occorre comprendere che non possiamo più chiudere gli occhi e che acquisire competenze di didattica digitale sarà indispensabile nel futuro.

E le amministrazioni locali? Qui è più ardua la questione. Certo non possono essere loro che fisicamente posano l’infrastruttura; però devono creare le condizioni perché ciò possa avvenire, fare rete con altre realtà del territorio per fare pressioni affinché anche nelle nostre aree arrivi finalmente la banda larga; promuovere le esperienze di cultura digitale tra i cittadini, divulgarle, incentivarle. Non pensare che basta avere il wi-fi per avere la banda larga; il 4G o il 5G. Serve fibra, e computer. Non pensare che tutto questo si riduca allo solita pagina facebook preparata per le elezioni e aggiornata quando capita. Lo ripeto: come la cultura digitale non è la sua infrastruttura, così la rete non è facebook.

Spero che questa esperienza ci faccia acquisire la consapevolezza che per Moncalvo e per il Monferrato, l’investire risorse ed energie nei prossimi anni sulla banda larga e la cultura digitale deve essere la priorità per lo sviluppo del nostro territorio. Senza questo saremo condannati ad un lento ed inesorabile declino e non ci sarà turismo, cibo, vino, cultura che tenga.

E permettetemi una nota personale: ci si può anche scontrare per visioni differenti su questi temi; sul percorso migliore da fare, ma alla lunga le persone in gamba si incontrano sempre.

Moncalvo in rete calma piatta

Saturday, January 6th, 2018

Il tenutario di questo misero blog ha iniziato il 2018 all’insegna dei cambiamenti. Dopo anni di riflessioni, ripensamenti, dubbi amletici e morettiani, serate a leggere tweet e di sconforto totale per la propria incapacità di scrivere, ha deciso il grande passo:  è attivo un account su Twitter (@mcSimoneWeil) che se volete, bontà vostra, ci si vede (legge) anche lì.

Per il resto è calma piatta sulla rete per Moncalvo. Il sito Moncalvoviva in perenne manutenzione, la pagina FB di Moncalvoviva non è niente di che e le altre pagine FB di Moncalvo non sono di livello migliore. Insomma nulla è cambiato e temo che nulla cambierà fino alle prossime elezioni. Allora vedremo il solito proliferare di siti e pagine FB piene di proclami sulle potenzialità di internet per Moncalvo e il Monferrato a cui seguiranno migliaia di like che si scioglieranno come neve al sole appena dopo.

Sono pessimista e ci vorranno anni di duro lavoro a testa bassa per recuperare questo divario digitale. Il mio augurio è di trovare 3/4 persone di buona volontà e iniziando da un piccolo progetto e con costanza, senza scoraggiarsi, andare avanti.

 

 

Un alfabeto digitale per le nuove generazioni

Monday, February 6th, 2017

A Como, uno sparuto gruppo di persone illuminate, tra le quali il buon Gaspart, ha fondato l’associazione Alfabeto Digitale. Dove non ci arrivano le istituzioni o la scuola, ecco che cittadini consapevoli della rivoluzione digitale e di quanto sia importante, si organizzano per divulgare la cultura della rete, per superare il gap che ci rende il paese più arretrato rispetto agli altri.

I ragazzi finalmente protagonisti della rete e non solo fruitori passivi.

E a Moncalvo cosa aspettiamo?