Qualsiasi decisione prenderà il presidente Lula riguardo alla richiesta di estradizione per Cesare Battisti, sicuramente la vicenda non finirà a tarallucci e vino. Anzi dalle notizie che circolano sembrerebbe che assisteremo al rinnovarsi della polemica tra i parenti delle vittime del terrorismo egli stessi terroristi (pentiti, dissociati, scappati) sulla mancata giustizia di quegli anni.
Sono passati più di 40 anni, ma ancora i fantasmi di quella stagione ci inseguono. Mai la nostra società ha voluto fare fino in fondo i conti con quella stagione, analizzarne le motivazioni, le radici, sforzandosi di distinguere, di capire. I terroristi, o chi per loro, hanno raccontato spesso la loro versione in libri anche di successo, ma mai che da questi libri emerga un tentativo di spiegazione, di ragionamento. A me sembra che in questi libri si cada spesso nel racconto di gesta che apparentemente non hanno motivazioni, se non il meccanico ripetere di slogan.
Fino al libro di Mario Calabresi non mi risulta che le vittime abbiano in qualche modo raccontato la loro versione e nonostante quel libro, ancora oggi ci manca in molti casi uno dei termini del paragone.
Temo inoltre che la vicenda Battisti sarà cavalcata e strumentalizzata dal nostro governo e dai suoi sostenitori.
Paragonando il nostro paese al resto del mondo mi viene spesso da pensare che il 68 ha prodotto iPod, la tecnologia, internet e moltissime altre cose. Da noi ha prodotto le BR e tutto il problema della stagione del terrorismo. Sarà anche per questo che l’Italia è nella situazione attuale?