E’ passato del tempo da questo post sulla situazione dei siti internet moncalvesi. A distanza di due anni a che punto siamo?
Non so i miei 5 lettori, ma ad oggi ho conferma del mio pessimismo. La lista MoncalvoViva, nel frattempo trasformatasi nell’ennesima associazione moncalvesi, e per inciso mai capirò la mania dei miei concittadini di fondare associazioni una dietro l’altra, è sempre meno “presente” in rete. Io me lo ricordo ancora il loro programma: Internet mezzo privilegiato di dialogo con i cittadini, porteremo il consiglio comunale in streaming e via di questo passo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: sito web cimiteriale e contenuti zero. Ma c’è la pagina Facebook qualcuno potrebbe dire. A parte la mia polemica che FB non è internet, anche se ad alcuni piace pensarlo, anche lì non è diverso.
E la lista ProgettoMoncalvo? I vincenti? Per cominciare il sito non è mai stato attivo, la pagina Facebook non c’è più. Si mi obietterete, ma loro adesso governano, quindi gestiscono i siti web ufficiali del Comune. Vogliamo parlare del sito web del Comune? O della due, dicasi due, pagine Facebook su Moncalvo? O del sito della Fiera del Tartufo, con rimandi a pagine Facebook inesistenti e account Twitter fermi a due (due!!) twit del 2013? Anche il loro programma prometteva attenzione alla rete, alle nuove tecnologie e via dicendo. Risultato? L’ennesimo, a mio avviso inutile, sito vetrina su Moncalvo, sponsorizzato dal Comune ma registrato e gestito da un privato.
Una sconfitta, una ignoranza della rete, della cultura digitale, manifestata quasi con compiacimento. Ma temo che questo atteggiamento non sia solo dei miei concittadini moncalvesi, ma sia comune a tutto il territorio. Un Monferrato dove le persone che utilizzano la rete sono prevalentemente su FB, quindi con conoscenza limitata della “cultura della rete”. Le PA scarsamente informatizzate e con pochissimi servizi in internet per i cittadini. Siti web ancora con una visione limitata alla presenza in rete o poco più, senza coinvolgimento del frequentatore e ancor meno e-commerce. I pochi innovatori, penso all’amico Carlo di Winer, visti come eccentrici.
Un digital divide culturale profondo e che richiederebbe un impegno costante, a cominciare dalle scuole, dai ragazzi e poi agli adulti. Un progetto sul lungo periodo, dove le istituzioni ci metto del loro, ma anche le persone a fare la loro parte.
Appunto un sogno….