Voglie di aggiornamenti

September 16th, 2023

Dopo che Swami ha aperto il suo blog, mi ha preso la scimmia di aggiornare il mio; in particolare la parte grafica.

Tutto questo con le mie limitate competenze di grafica ed il poco tempo a disposizione.

Magari chiedo a Swami qualche dritta, che lei è brava! 😁😜

Un nuovo blog da leggere

September 7th, 2023

Io mi ricordo di quando ho fatto questo post per la disavventura dell’amica Swamilee. Poi parlando con lei, il mio suggerimento è stato: ma perché, con le capacità che indubbiamente hai, non ti apri un blog?
Lei si è subito schermita, accampando scuse di tempo e di mancate conoscenze tecniche.
E invece, secondo me, sotto sotto, lavorava per fregarci tutti e mettere in piedi un blog con i fiocchi, bello da vedere e da leggere.

Immagine di Freepik

Da pochi giorni il blog di Swami ha fatto il suo debutto sul web con una serie di post che rispecchiano appieno la splendida persona che lo gestisce. Molto belli i post sulla fotografia e quello dove racconta del perché ha aperto il blog e dove mette a confronto la sua (grande esperienza) dell’ambiente social, rispetto al poter scrivere su un blog. Poi lei è specializzata in Skincare e quindi troverete moltissime info e news su questo mondo.

Aggiungo qui una piccola riflessione personale a quanto ha scritto Swami nel post dove spiega il perché ha deciso di aprire (ritornare) ai blog. Molto di quello che scrive Swami rispecchia un mio vecchio post del 2012 (addirittura) che sono andato a rileggermi:

bloggare stanca, vuol dire darsi obiettivi alti, e questo costa fatica, sforzo, pensare prima di scrivere e magari rileggere e correggere prima di cliccare il tasto “publish”. Ed è un esercizio privato che si vuole condividere con altri, donare ad altri le proprie fatiche. Perchè scrivere aiuta a chiarire i propri pensieri come giustamente diceva Simone Weil e leggere blog aiuta a capire le idee e i pensieri di altri, ci stimola al confronto, alla riflessione. Cambiamo gli altri e cambiamo noi stessi.

Il ridurre tutto alla sintesi (anche quello che è complesso), la condivisione esasperata dell’io e di quello che si prova in quel dato momento, il giudizio immediato di noi stessi (e delle nostre azioni) tramite i like, tutti aspetti tipici dei social sono molto diversi dai tempi del blog, dei pensieri e della parola scritta.

Grazie Swami dei pensieri che ci doni.

Cadute di stile

June 26th, 2023

Capisco che ormai è stato sdoganato tutto e che la storia sia trascurata o peggio rivista. Però a mio modestissimo avviso ci sono dei limiti che non andrebbero oltrepassati.

Un paese ci vuole … ma senza esagerare

March 4th, 2023
moncalvo da villa foa

La famosa frase di Cesare Pavese scritta in La luna e i falò: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via…” mi offre lo spunto per una riflessione.

Qualche giorno addietro, su una famosa pagina FB moncalvese (di cui ne scorgo sempre più chiaramente i limiti) è ricomparso un post nostalgico su quanto era bella Moncalvo, quanti negozi c’erano, come è cambiata (sottointeso in peggio) e così via.

Ovviamente il post ha nuovamente scatenato decine di commenti a tono, leggendo i quali ho scoperto che si sta provando a scrivere un libro sulla storia dei negozi di Moncalvo.

Iniziativa che rispetto, ci mancherebbe, ma che trovo nostalgica e inutile.

Nostalgica perché idealizza un passato che non potrà tornare e dal quale non si vuole imparare per guardare al futuro. E inutile perché non serve a promuovere una vera cultura commerciale e d’impresa della quale siamo carenti.

Questa cosa del continuare a guardarsi l’ombelico (Moncalvo, la storia di Moncalvo, i negozi di Moncalvo eccetera) senza alzare lo sguardo oltre le nostre colline è il segno della nostra decadenza. Della nostra incapacità di affrontare la realtà e il mondo.

Siamo sempre più poveri culturalmente e incapaci di affrontare le sfide che sono davanti a noi e per questo idealizziamo un passato guardandolo con nostalgia, ma senza impararne la lezione.

Aveva ragione Pavese: un paese ci vuole, ma per andare via. Per non rimanere intrappolato da una cultura chiusa, autoreferenziale, che non alza lo sguardo oltre le colline. Un paese ci vuole per darci la spinta iniziale, per avere una pista di lancio per la vita e per il futuro.

Moncalvo (e i moncalvesi) riusciranno finalmente ad alzare lo sguardo oltre la propria collina?

Perché Milano è Milano

January 29th, 2023
il bosco verticale

Tutte le volte che ritorno a Milano rimango affascinato e colpito per quanto dobbiamo a questa città. Io provinciale e piemontese che ama comunque Torino, è comunque consapevole dei limiti della nostra “metropoli piemontese” che, checché se ne dica, manca di quel quid che invece distingue la lombarda Milano.

di vetro, acciaio e cielo

Milano è la città che ci rende internazionali, europei. La città dove accadono le cose; dove lo sguardo non si ferma alla collina di fronte. Noi vediamo Milano come il futuro e loro forse ci vedono come qualcosa comunque da preservare come avevo già scritto qui.

passeggiare davanti alla storia

Che stranezza! Noi invidiamo la loro capacità di vivere nella modernità, lo stare sempre al passo con i tempi, la frizzante vita culturale e mondana. E loro invece ci invidiano la nostra vita più slow, più a misura d’uomo e non sempre una perenne corsa.

L’Italia è piena di città con storie straordinarie, eppure credo che nessuna sia come Milano e il suo incredibile mix di storia e modernità.

il naviglio

Perché Milan l’è on gran Milan

Primo post 2023

January 5th, 2023
anno2023

Questo primo post del 2023 è per tranquillizzare i miei affezionati (ancora?) 5 lettori che non ho abbandonato il blog.

E’ un periodo un poco difficile anche per me; ma non intendo annoiarvi con parole tristi. Guardiamo a questo nuovo anno con fiducia e speranza.

Riscopriamo la nostra umanità cercando di mantenere (ricostruire) quelle reti di relazioni, affetti, amicizie che danno significato alla nostra vita, al nostro essere umani. Perché quando si allargano le braccia, i muri cadono. Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei muri.

Che davvero questo nuovo anno ci permetta di realizzare i nostri sogni.

I Social Network stanno cambiando?

December 2nd, 2022

Da qualche tempo a questa parte, i più attenti frequentatori della rete si stanno interrogando su un fenomeno che riguarda i Social Network.

Si assiste ad una progressiva disaffezione, in particolare delle giovani generazioni, verso la pubblicazione di contenuti personali (lo scopo per cui erano nati i social), per trasformarsi in semplici fruitori di contenuti altrui. Una sorta di tiktokizzazione, come sta succedendo a Instagram. Per non parlare di quello che sta succedendo su Twitter dopo l’acquisizione dello stesso da parte di Elon Musk, o i numerosi scandali sulla privacy degli utenti che hanno coinvolto Facebook.

Dall’altra parte si assiste ad una progressiva migrazione di utenti da Social Network affermati, verso altri che vogliono rimettere al centro gli utenti e la socialità (pensiamo a Mastandon) o altri, appunto come TitTok dove oltre il 66% degli utenti si limita ad usufruire dei contenuti altrui.

Un buon punto di partenza per iniziare a capire quello che sta succedendo è questo articolo del Post

Fiera del Tartufo 2022: cosa cambiare

October 31st, 2022

Riprendendo e parafrasando una vecchia battuta che circola online, “e anche quest’anno la Fiera del Tartufo ce la siamo levata dai coglioni”.

Ecco, non so voi come avete vissuto questa 68° edizione; a me è sembrato che ormai questo format mostri palesemente la corda; come mi ha confermato un caro amico.

Certo i numeri sono stati impressionanti; aspettiamo i dati ufficiali, ma certamente l’afflusso di turisti e visitatori durante i due week end della fiera è stato veramente grande.

Però penso che i numeri non siano tutto e come avevo cercato di dire lo scorso anno in questo post, una qualche forma di rinnovamento è sempre più urgente.

Non starò a citare nuovamente la gestione “allegra e inconcludente” della presenza in rete della Fiera. Non serve a nulla avere sito web e profili social Instagram e Facebook se non sono costantemente seguiti e aggiornati e non raccontano l’evento.

Girando per la fiera invece ho avuto la fortuna di ascoltare storie che davvero meriterebbero di essere raccontate durante l’evento; perché il territorio non sono solo le colline. Il territorio lo fanno le persone con le loro vite e le loro scelte, ed un evento che si vanta (a livello nazionale) di raccontare il territorio del Monferrato non lo può farlo solo fornendo stand e intervistando in maniera pelosa il politico di turno.

Penso alle storie dell’Azienda Agricola Olivetta con la sua sperimentazione dei vini bianchi e rossi, oppure dell’Azienda Agricola Garino con i suoi vini biologici (e le donne protagoniste), o ancora dell’Azienda La Collina degli Ameri e la loro passione per la Bagnacauda.

Ma alla fiera ci sono decine di altre storie, tutte da raccontare, tutte da valorizzare. E sarebbe il caso che già adesso, i responsabili della fiera, iniziassero a pensare come farlo.

Cambiare non è segno di paura, anzi, è la capacità di adattarsi al cambiamento, sapendo trasmettere (uso una parola grossa) valori che non mutano, ma che vanno adeguati ai tempi. Penso, forse non a caso, a due grandissimi uomini di cultura del nostro territorio e precisamente a Cesare Pavese e Nuto Revelli.

Dobbiamo cambiare, non fosse altro per la storia della nostra Fiera del tartufo e per le persone che l’hanno fatta diventare così importante. Lo dobbiamo anche a loro.

Vacanze 2022 e ospitalità

September 13th, 2022

Quest’anno è stata una vacanza di mare per festeggiare alcune ricorrenze importanti.

Ci siamo concessi qualche giorno nelle bellissime Marche; ospiti della bellissima struttura di Ilaria: Ortopi Country Canapa House.

Una breve vacanza che non dimenticheremo per la bellezza del mare, delle città, per l’ospitalità delle persone; per le mille attenzioni che Ilaria ci ha dato e che hanno reso speciali i nostri giorni nelle Marche.

E’ stato detto: “L’ospitalità è il modo in cui usciamo da noi stessi, è il primo passo verso l’abbattimento delle barriere del mondo. L’ospitalità è il modo in cui trasformiamo un mondo pieno di pregiudizi, un cuore alla volta.”

Noi lo abbiamo provato da Ortopi e nella Riviera del Conero.

Quella casa in montagna

June 13th, 2022

Da ragazzo ho imparato ad amare la montagna facendo campi-scuola in questa casa dei Salesiani. Estati passati a giocare nel grande parco, in giro per Gressoney, in passeggiata verso il Colle Pinter e i suoi laghi, o verso il Passo di Valnera.

Le serate nel grande salone con i giochi che non finivano mai alle 22:30 e che cercavamo di prolungare almeno fino alle 23. Le missioni notturne verso la cucina e le spaghettate abusive delle due di notte.

Giornate di sorrisi, amicizie, incontri, circondati dalla bellezza del Monte Rosa che ci guardava benevolmente come quei sette ragazzi di Gressoney che lo scalarono per cercare la mitica valle incantata, terra di origine dei Walser.

Eravamo felici come solo i ragazzi sanno esserlo, o forse era solo perché allora era più facile essere felici rispetto ad oggi.

Ormai sono anni che quella casa è stata venduta ed è chiusa. Eppure tutte le volte che torno a Gressoney non posso fare a meno di andarla a vedere. Si cerca sempre di ritornare nei luoghi dove si è stati felici; anche quando si è coscienti che il passato non potrà ritornare. E’ una delle maledizioni di noi uomini.

Io non potrò mai fare grandi scalate o lunghi trekking, e non so nemmeno se riuscirò mai a realizzare il mio sogno di arrivare almeno alla Hochlicht (Alta Luce) o anche solo sotto la TestaGrigia. Purtroppo così è la mia vita, la vita di uno della seconda occasione. Alcune cose mi sono state ridate, altre tolte.

Ma in quella casa ho imparato ad amare la montagna, ad amarla come si amano le persone che ci sono più care. Sapendo di essere riamato così come sono, con i miei limiti e difetti.

In montagna non mi sono mai sentito inadeguato anche non potendo raggiungere una vetta. Ho imparato che conta molto di più come affronto il sentiero, piuttosto che arrivare in cima, e dove puoi solo scendere perché non puoi andare in nessun altro posto.

Ho un piccolo rito quando raggiungo una meta (un colle, un rifugio, una piccola cima): lascio una pietra che ho preso a valle. Perché anche io sono una pietra che è rotolata giù dalla vita.

E’ una delle tante cose che ho imparato in quella casa da ragazzo.