Quest’anno il XXV Aprile lo ricordo così.
(Grazie Milva, fai buon viaggio)
Gianroberto Casaleggio è stato certamente una personalità in Italia, in politica e nella modesta internet italiana. Massimo Mantellini ha scritto un post sulla scomparsa di Casaleggio tratteggiando un ritratto del personaggio non con le solite tinte adulatorie di circostanza, ma mettendone in luce le contraddizioni, i chiaroscuri, la visione “della rivoluzione digitale” come panacea di tutti i problemi italiani. L’idea di internet, della democrazia digitale, che Casaleggio aveva, secondo Mantellini era già vecchia e poteva attecchire solo in un paese arretrato digitalmente come l’Italia.
A mio modesto parere questo post spiega molto meglio di mille analisi sociologiche quello che è stato Casaleggio e il Movimento da lui fondato insieme a Grillo.
Io non credo che internet sia la soluzione di tutti i problemi dell’Italia, è certamente una grande opportunità di cambiamento, una leva che può e deve essere usata per modernizzare il paese, ma non sarà la rete a salvarci.
Anche Mantellini nutre dubbi sulla “narrazione” entusiasmante che Riccardo Luna, digital champion italiano, ha fatto per commentare la statistica europea sull’accesso a internet. Forse sarebbe ora di pensare a cose concrete e realizzarle, lavorare a testa bassa, senza enfasi, partendo dal basso, coscienti che i risultati non saranno immediati.
E se questo è vero per l’Italia in generale, a maggior ragione per Moncalvo e il Monferrato.
Si è conclusa alla Reggia di Venaria Italian Digital Day che ha raccontato (storytelling) l’innovazione digitale in Italia. Iniziativa lodevole certamente, basti pensare che c’erano anche i promotori di Senza Fili Senza Confini con il grande Daniele Trinchero, che hanno raccontato come è nato il loro progetto.
Ma insieme alle cose positive, iniziano ad arrivare anche alcune critiche su come l’innovazione digitale è “gestita” e “raccontata” in Italia. Si perchè a forza di slogan, storytelling, annunci, ci si dimentica poi di verificare effettivamente quanto questa innovazione digitale abbia impatto sulla realtà del paese, che cambiamenti induca nella società (se li induce), se questa innovazione non è solo frutto di poche persone in un garage, prendendo a prestito una felice espressione di Stefano Epifani, ma è anche collaborazione con l’università, con il mondo della ricerca e dell’industria.
Insomma per dirla come Mantellini, sarebbe ora di darsi una regolata per non generale troppe aspettative rispetto a quanto effettivamente si sta facendo.
E’ stato presentato alcuni giorni fa il piano nazionale per la scuola digitale. Il documento è un pdf veramente ben fatto e molto pop, di oltre 120 pagine. Nelle prossime settimane cercherò di leggerlo in modo approfondito; ma dalle prime impressioni mi sembra che se si riuscirà ad attuarlo, finalmente potremmo avere una scuola al passo con i tempi.
Massimo Mantellini ha scritto su Il Post un bel riassunto mettendo in luce le cose positive e evidenziando i punti dubbi.
Se non avete ancora comprato La vista da qui di Massimo Mantellini avete fatto male. Perché Mantellini oltre ad essere uno dei blogger più letti ed apprezzati, è un profondo conoscitore di internet e delle nuove tecnologie. I suoi giudizi sono spesso taglienti, a volte controcorrente, ma sempre meditati, mai banali e derivati dall’aver vissuto in prima persona l’inizio della internet italiana.
Per molto tempo ha quasi sempre scritto “per il web”, poi ha deciso di scrivere un libro di carta dove raccogliere le sue idee su internet e il difficile rapporto che noi italiani abbiamo con la rete. In questo post descrive il perché ha preso questa decisione e quello che ha capito del difficile rapporto tra i libri di carta e la scrittura sul web.
E se poi ci mettete che Luisa Carrada, una persona che certo non ha bisogno di presentazione per quanto riguarda la scrittura sul web, si è commossa leggendo questo libro ….
Massimo Mantellini in questo post non le manda certo a dire a quelli delle Poste e a quelli che ancora pensano che il Wi-Fi pubblico ci salverà dal digital divide.
Davvero abbiamo bisogno di più post su cosa serve internet e perché, piuttosto dell’ennesimo proclama di una nuova rete Wi-Fi pubblica spacciata per grande innovazione.
La frase che, anche a Moncalvo, si ripete spesso riguardo ai profughi è: “Perchè non li prendi a casa tua?” oppure quella che ho sentito questa mattina: “Perchè il Papa, che parla tanto, non se li prende tutti in Vaticano?”.
Due domande retoriche che spesso ci tappano la bocca perchè non sappiamo rispondere ad una sciocchezza del genere che denota solo la “malafede” di chi pronuncia, anche se si sente furbissimo.
Tutti noi, salvo forse i più insensibili, sentiamo che prendere i profughi a casa nostra è impossibile e che servono risposte più articolate ad un problema epocale, ma spesso non riusciamo ad esprimere questi pensieri. Luca Sofri invece ha messo nero su bianco sul suo blog una serie di possibili risposte, tutte molto sensate e valide, a queste due sciocche domande.
Questo post di Mantellini, indirizzato anche al PdC è la sintesi di quello che oggi è il nostro ritardo digitale.