Questa che sto per raccontarvi è una bella storia. A prima vista può sembrare la solita storia di sport con il solito camp estivo (ai miei tempi si chiamava in italiano campo estivo e capisco che sto invecchiando), ma le apparenze ingannano.
Tutto inizia qualche mese fa quando la società sportiva PGS Azzurra Moncalvo si candida ad ospitare una tappa del Revolution Volley Camp di Matteo Piano. Per quei pochi che non sanno chi è Matteo Piano vi dico solo che gioca come “centrale” nella nazionale italiana che ha vinto l’argento alle Olimpiadi di Rio 2016 e il resto lo potete leggere qui.
Questo “gigante buono” è un astigiano docg che non ha dimenticato le sue radici, che come racconta Mauro Corona, sono come degli elastici; tu puoi anche andare in capo al mondo ma loro in un modo o nell’altro ti riportano al luogo da dove vieni.
Domenica 23 luglio inizia il camp al quale partecipa anche Adele. Appuntamento agli impianti sportivi di Moncalvo e prima grande sorpresa: arrivano i ragazzi e insieme a loro Matteo Piano come un animatore qualsiasi compresa la divisa d’ordinanza: maglietta, pantaloncini, zainetto e infradito.
Ma Matteo non è solo, si è portato insieme l’amico Luca Vettori, anche lui nazionale e argento olimpico, grande campione e insomma, una sorpresona per tutti noi.
Lo stupore aumenta quando, con il procedere della giornata, ti accorgi che sia Matteo che Luca (anche lui in divisa animatore e scalzo) sono perfettamente a loro agio con i ragazzi, parlano, sorridono, si comportano con estrema naturalezza che ti fa presto dimenticare chi sono, e li scambieresti per due animatori da oratorio solo un po’ cresciuti.
Allora sono stato preso dalla curiosità di capire. Perché certi modi di essere o sono innati, oppure sono frutto di esperienze, incontri, riflessioni.
Sia Matteo che Luca io li definirei campioni di pallavolo “per caso”. Non fraintendete. Hanno lavorato duramente per arrivare dove sono; hanno realizzato un loro sogno con impegno, costanza, fatica, lavoro. Non gli è stato regalato nulla. Ma il loro mondo non inizia e finisce con la pallavolo. Hanno una miriade di interessi che non ti immagini quando pensi ai grandi dello sport. Una profondità di pensiero e riflessione, unita ad un grande desiderio di comunicare, imparare, conoscere il mondo, le persone, le cose.
Fanno una web radio che si chiama Brododibecchi, perché come dicono loro, gli piace comunicare con la voce, un brodo di parole, suoni idee e viaggi. Questo progetto ha consolidato un amicizia che ho visto raramente nelle persone intorno a me ed ha dato vita ad un’associazione culturale che per loro vuole essere un modo per condividere idee, creare un insieme, trasportare e farsi trasportare.
Fabrizio De André diceva che preferiva immaginare quello che leggeva e non vederlo con gli occhi del corpo. Mi è capitato raramente di immaginare quello che ascoltavo di un podcast. Ieri sera, ascoltando le puntate di Brododibecchi con Matteo e Luca, mi sono sorpreso ad immaginare quello che raccontavano e a sognare ascoltando le loro voci. Il più bel complimento che si possa fare a persone che fanno radio.
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Questa storia, iniziata da un camp di volley, proseguita scoprendo due ragazzi di un’umanità non comune nascosta dietro l’apparenza di due campioni dello sport, e continuata con l’ascolto delle loro voci, finisce qui.
Da parte mia un grazie a chi si è impegnato perché i ragazzi di Moncalvo avessero questa grande occasione di crescita. Spero che questo possa essere spunto e stimolo per nuove idee e progetti a favore dei giovani moncalvesi.
E ovviamente continuate a seguire Matteo e Luca …..
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