Servirebbe una visione

Un 2021 che sembra solo un 2020 sotto un altro nome.

E’ questa la mia impressione per queste prime due settimane di nuovo anno. Abbiamo iniziato pieni di speranza e fiduciosi, ma già da subito questo 2021 si è rivelato non meno “ostico” e “sorprendente” del predecessore.

Una battuta che circola molto in rete è che se ci si mettesse nei panni del 2021 si avrebbe l’ansia da prestazioni.

Questo può spiegare, in parte, il nostro desiderio di vedere subito dei cambiamenti, dei risultati, come una persona che vede sorgere il sole secondo dopo secondo.

Questo è comprensibile, ma sappiamo bene quanto il cambiamento sia lavoro lungo, fatto giorno dopo giorno. Composto da piccole cose (apparentemente) i cui risultati si apprezzano nel tempo e mai sono immediati.

Tutto questo però ha la premessa della visione; che non significa solo immaginare come potrà essere il futuro domani. Significa alzarsi e proiettare lo sguardo sul futuro (che non è domani o le prossime scadenze imminenti) e comprenderne il significato. Progettare oggi il domani per farci trovare pronti e non subire passivamente.

Progettare il futuro è governarlo senza timore del cambiamento. E’ investire oggi risorse (umane ed economiche) per i prossimi 10 anni, quando si avranno risultati. E’ credere nelle persone e nel territorio.

Serve una visione, servono visionari.

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