Sui giornali se ne è parlato poco o niente, ma in rete ha suscitato un vespaio di polemiche, minacce e insulti, un articolo pubblicato sulla nota rivista scientifica Journal of Medical Ethics da due ricercatori italiani.
L’esperto di bioetica e filosofia Alberto Giubilini dell’Università di Milano e la ricercatrice Francesca Minerva del Centre for applied philosophy and public ethics della Università di Melbourne (Australia) hanno messo nero su bianco una riflessione accademica sulla possibilità di equiparare l’infanticidio (o come scrivono l’aborto post-natale) all’aborto e pertanto di permettere la soppressione di bambini già nati.
I mie 5 lettori sanno che sono credente e che considerò l’aborto una sconfitta per tutti, in primo luogo per noi come esseri umani. Ma questa mia opinione non mi ha impedito di essere favorevole ad una legge che lo regolamentasse, per quelle persone che, avendo idee, morale ed etica diversa dalla mia, decidono di servirsene.
Ma la logica alla base dell’articolo in questione spinge uno degli argomenti che vengono portati a favore dell’aborto, cioè la non autocoscienza del feto, ancora più in là, nell’affermare che se il criterio dell’aborto è valido per il feto, allora anche i neonati non sono autocoscienti, non sono soggetti di diritti perchè non ne hanno coscienza e non hanno aspirazioni o desideri per il futuro. Con questi argomenti, la mia impressione, è che si è pericolosamente vicini all’eugenitica e ad una rivoluzione dell’etica, della morale, della filosofia, che porterebbero l’umanità al capolinea e la trasformerebbero rispetto a quella fino ad ora conosciuta.
Questo non significa che di queste cose non si possa parlare e discuterne, accettando il confronto e dal mio punto di vista, cercare di portare argomenti atti a contestare le affermazioni contenute nell’articolo.
Un buon punto di partenza per iniziare a capire di cosa si sta parlando sono questo ottimo articolo de Il Post e in particolare questo con i commenti che meritano davvero di essere letti.