Per chi crede il Natale è il Dio che si fa uomo, che si incarna, che accetta di condividere in tutto la nostra vita perchè noi potessimo conoscerlo e raggiungerlo. Come diceva Simone Weil:
“ Non siamo in grado di muoverci verticalmente. Non possiamo fare neppure un passo verso il cielo. Dio attraversa l’universo e viene fino a noi. Al di là dello spazio e del tempo infinito, l’amore infinitamente più infinito di Dio viene ad afferrarci. Viene quando è la sua ora. Noi abbiamo facoltà di acconsentire ad accoglierlo o di rifiutare. Se restiamo sordi, egli torna e ritorna ancora, come un mendicante; ma un giorno, come un mendicante non torna più.
Se noi acconsentiamo, Dio depone in noi un piccolo seme e se ne va. Da quel momento, a Dio non resta altro da fare, e a noi nemmeno, se non attendere. Dobbiamo soltanto non rimpiangere il consenso che abbiamo accordato, il sì nuziale. Non è facile come sembra, perché la crescita del seme, in noi, è dolorosa”
Per me questo è stato un Natale difficile, per la verità è da un po’ di tempo che mi accorgo di fare fatica, di sentire vuoto dentro il cuore, vuoto il cielo, vuoti i rapporti con gli uomini. Sono nella situazione del mendicante, del cane che aspetta l’osso per poter vivere un giorno ancora. Trovare le ragioni del perchè, nonostante tutto, debba continuare a fare il mio dovere, vivere con dignità, impegnarmi e pensare.
Oggi ho pensato molto ai miei genitori, a quanto mi mancano, a come le scelte più importanti della mia vita che ho fatto, le ho fatte solo io, senza termini di paragone, senza discussioni, senza critiche ma anche senza approvazioni. E’ difficile crescere da soli, ma ancora più difficile diventare uomini, padri,, senza i tuoi cari, non fosse altro che per dire: “non sarò mai come loro!”
Mai come in questo Natale ho sentito il bisogno di un gesto disinteressato, di auguri sinceri, di un abbraccio affettuoso, di condivisione e empatia.
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