Image by Ben Dodson via Flickr
Riprendo questo mio post e vorrei soffermarmi sulla frase di un commento dove si dice che siamo una generazione dove una macchina parla per noi.
Senza togliere nulla alla valenza provocatorio e al pizzico di verità della frase vorrei però dire che tutto questo è capitato ad ogni generazione che ci ha preceduto. Ognuna di esse ha avuto una “macchina” che parlava per loro. Chi semplicemente le lettere, chi i libri, chi i giornali, chi la tv. Noi oggi abbiamo mail, social network, blog e via discorrendo.
Se non sappiamo noi stessi porre dei limiti al loro utilizzo e non siamo più in grado di avere rapporti umani se non attraverso il mezzo virtuale allora forse la ragione di tutto questo è da ricercare dentro di noi. Io che considero l’animazione, il fare gruppo, il parlare direttamente con la persona, il manifestare personalmente i propri sentimenti agli altri quanto di più umano, di più bello, di più naturale ci possa essere; ciò nonostante utilizzo moltissimo internet. Per l’animazione è una risorsa irrinunciabile. Inoltre lo scrivere su carta, in una mail, su un blog i propri pensieri li purifica da imperfezioni, li rende più chiari anche a noi stessi, li costringe a confrontarsi con la realtà.
Molte volte crediamo di avere pensieri, ma nel momento in cui proviamo a fissarli su carta ci accorgiamo che sono soltanto illusioni, sogni senza inizio né fine, “pippe mentali” che non portano a nulla. Se li trasmettessimo direttamente ad altri ci ritroveremmo ad alimentare rapporti basati su illusioni, sogni. Con gli altri (dove per altri intendo il prossimo nel senso cristiano del termine) bisogna, come diceva Simone Weil, tagliare via senza pietà tutto quanto vi è di immaginario e permettersi solo ciò che corrisponde a scambi reali.
ecco, secondo me la contraddizione sta la dove noi cerchiamo di rendere meno imperfetti i nostri pensieri e rendere meno illusorie le nostre parole: un discorso può essere articolato, pensato e orchestrato nel miglior modo possibile, ma mancherà sempre di sentimento….ci nega una smorfia, un respiro, un sorriso o un pianto del nostro interlocutore, rendendolo inesistente spiritualmente….con questo sono un’assidua frequentatrice di internet e di moltissimi suoi social network…….la mia provocazione mirava a non dimenticare che è meglio un discorso un po’ paticciato o una litigata che il tirare a lungo con le discussioni virtuali…..e con questo ormai non si tocca più neanche il problema del gruppo, ma forse la sempre meno vigorosa spiritualità umana…..
Mah! Sarà anche vero che se si discute di sentimenti, emozioni o comunque tutto quanto riguarda la sfera emotiva allora è ovvio che prolungare tutto nel virtuale toglie molto. Ma se parliamo di "massimi sistemi", idee, opinioni, che non attingono al piano emotivo allora ripadisco che lo scrivere chiarisce le idee e sono ancora convinto della "superiorità" dello scritto rispetto al parlato.