La difficoltà dell’essere animatore e del gestire un gruppo è anche quella che bisogna essere sempre presenti a se stessi e avere sempre il polso della situazione. Mi spiego: alcune delle nostre migliori energie devono essere utilizzate per costruire e gestire il rapporto tra noi (animatori) e il gruppo.
Nel momento in cui iniziamo a dedicare al gruppo solo “scarti” di noi stessi, il rapporto si incrina, si sfilaccia, si perde il contatto, non si riesce più a “sentire” il gruppo. Noi ci distraiamo e il gruppo va per la sua strada (che è giusto sia ben chiaro, perché per me ad un certo punto l’animatore deve “perdersi”, il gruppo diventa animatore di se stesso). Ma spesso la direzione scelta dal gruppo non è da tutti condivisa ed ecco sorgere il clima di disagio interno, la sfiducia, la noia e i conflitti.
In tutto questo, l’animatore non è esente da colpe, in un certo senso ne è la causa. Poi di fronte alla situazione, analizzando i comportamenti, ci si sente in errore e ci si rammarica e a me capita di chiedere scusa e di sentirmi inutile e inadatto al ruolo assegnatomi. Sono questi i momenti nei quali mi assale la parte peggiore di me, quella che mi spinge sempre a lasciarmi andare …