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La banda non è larga per il cloud

Thursday, May 1st, 2014

Sono ormai molti i servizi cloud che è possibile utilizzare sia con i pc, che con i tablet o smartphone. Alcuni sono gratuiti, altri ti offrono una quantità limitata di gb gratis e se non ti basta quella puoi acquistarne altra. Insomma il cloud, cioè l’archiviazione dei nostri dati nella “nuvola” è ormai un servizio che risulta irrinunciabile; non solo per avere le nostre foto disponibili su qualsiasi device, ma anche come luogo fisico per eseguire i backup.

Io personalmente utilizzo Dropbox per fare i backup di questo blog, mentre per i documenti personali, le foto, eccetera, uso onedrive di Microsoft,  uso icloud della Apple per ipod e ipad. Prima o poi dovrò decidermi ad uniformare la cosa, ma fino ad oggi mi è mancato il tempo e la voglia.

Ma proprio questi servizi cloud sono soggetti ad un grave problema: la penosa situazione dei collegamenti internet in Italia, in particolare qui nel Monferrato. Il caricamento e la sincronizzazione dei dati tra i nostri device e il nostro cloud dipende molto dalla bontà della nostra connessione alla rete, in particolare dalla velocità di upload. Le attuali connessioni adsl sono fortemente asimmetriche (lo dice lo stesso acronimo adsl: asymmetric digital subscriber line) cioè hanno una “grande” velocità di download e una bassa velocità in upload. In parole povere ci permetto di navigare abbastanza velocemente perchè la navigazione è solo scaricamento (download) di dati dalla rete, mentre quando siamo noi che dobbiamo inviare dati la velocità è di molto inferiore.

La mia adsl è una 20/1 (teorica), in realtà non vado mai oltre i 13Mbps in down e 0,7Mbps in up, ed è proprio la scarsa velocità di upload che ci limita fortemente nell’utilizzare appieno le potenzialità del cloud. E questa limitazione l’ho sperimentata nuovamente l’altro giorno quando ho voluto archiviare in onedrive le foto della recente gita sul lago maggiore. Sono 344 foto, circa 660MB. Tempo di caricamento dalle 15:00 alle 20:00.

Con questi tempi si capisce subito che non è nemmeno pensabile fare un backup di tutti i nostri dati o dell’intero hard disk, a meno di lasciare acceso il nostro pc per settimane intere. E fino a quando non si avrà disponibile una vera banda larga simmetrica l’utilizzo del cloud, e della relativa tecnologia, sarà possibile solo per chi, nelle grandi città, è raggiunto dalla fibra ottica.

Lo sviluppo della banda larga, in particolare da noi nel Monferrato, deve diventare una priorità se non vogliamo essere tagliati fuori e perdere importanti possibilità di sviluppo del territorio.

Resta sempre attuale questo post con relativo video di Gaspar.

 

Il cloud al tempo della adsl

Sunday, April 29th, 2012

Google ha lanciato il suo servizio Google Drive che si pone in concorrenza con i già agguerriti Dropbox, iCloud di Apple, SkyDrive di Microsoft, per citare i più famosi. Ma ormai il cloud, cioè l’archiviare nella “nuvola” (in rete) i propri dati e/o le proprie applicazioni è ormai  prassi consolidata e una delle direttrici di sviluppo di internet.

Ma a me viene sempre questo domanda: che me ne faccio di 5, 7, 10, 25 GB di spazio in the cloud quando la mia velocità massima di upload è, se va bene, 640KBs? Io non ho tutti i dati che Gaspar ha sul suo hd,  i miei pochi GB di dati per caricarli nella nuvola hanno un tempo stimato inferiore a quello di Gaspar, ma sempre, come dire: spiritoso. Ho circa 30 giorni di upload per fare un backup completo delle sole cartelle che mi interessano.

Finchè le connessioni a internet rimarranno fortemente asimmetriche, la possibilità di sfruttare le potenzialità del cloud saranno poche, per non dire delle potenzialità di internet. Illuminante al tal proposito questa intervista a Gaspar Torriero

La privacy su Dropbox

Tuesday, May 17th, 2011

Dropbox è un famoso servizio di filehosting con la particolarità che è possibile sincronizzare una o più cartelle del proprio pc o dispositivo mobile con quella salvata in the cloud. Oltre ad accedere ai propri dati dal proprio pc o da qualsiasi pc collegato ad internet è possibile anche condividerli con altri utenti, caricando i propri file o tramite browser o con un apposito software. Attualmente è utilizzato da diversi milioni di utenti che recentemente si sono preoccupati della privacy dei loro dati.

Sembra infatti che, nonostante i file siano criptati con tecnologia AES256, i dipendenti di Dropbox possano in qualche modo venire a conoscenza di alcuni dati dei file caricati, come spiegato anche nel blog ufficiale della società. Ma secondo alcuni questa pratica è più frequente di quanto si dica. Qui è possibile leggersi l’articolo de Il Post a riguardo.

Si ritorno al problema già sollevato da Stallman sul rischio di perdere il controllo dei propri dati una volta che questi sono nella nuvola, ma come già detto in quanti siamo disposti a rinunciare al salvataggio dei propri dati utilizzando la tecnologia cloud? Ecco che occorre almeno essere consapevoli che, anche se remoti, dei rischi comunque esistono, come la possibilità della perdita completa dei dati per mancanza di backup da parte del gestore del filehosting o l’accesso ad essi da perte di terzi.

Una buona regola che viene suggerita sarebbe quella di non salvare dati sensibili nella nuvola, o se proprio devo farlo utilizzare una ulteriore crittografia, cioè crittografare prima i dati utilizzando magari Truecrypt e poi caricarli in the cloud.

La tecnologia e internet ci mettono a disposizione strumenti sempre più sofisticati e utili, ma anche sempre più “difficili” da gestire per la nostra privacy e sicurezza e sta a noi l’onere di utilizzarli nel modo migliore.

Rivoluzione chromebook?

Thursday, May 12th, 2011

Google ha presentato i primi portatili con Chrome OS il (rivoluzionario?) sistema operativo sviluppato a partire da Google Chrome e che dovrebbe secondo google segnare l’inizio dei laptop con S.O. e dati non nel pc ma solo nella nuvola (cloud), perennemente connessi alla rete.

Qui è possibile leggere una prima recensione de Il Post con i primi commenti a caldo. Io ho qualche dubbio sulla rivoluzione portata dal cosidetto cloud computing e ad oggi l’obiezione che trovo più forte su questa tecnologia sta proprio nel mancato controllo dei propri dati, non più presenti nel pc ma appunto sparsi nella nuvola, cioè nei server di google.

Ovviamente i chromebook criptano tutti i dati e la connessione e questo è certamente una buona cosa; ma pensiamo davvero che sia possibile utilizzare solo le google app? E Office? E chi utilizza programmi di fotoritocco? Allora se utilizzo il pc solo per navigare, social network, blog, chat, facebook, mi compro un tablet che è ancora più userfrendly. Vedremo cosa succederà il 15 giugno, data della commercializzazione ufficiale.

Non piove mai: diluvia

Wednesday, April 27th, 2011

Con ritardo, la Sony ha ammesso che la causa dell’offline di PlayStation Network (PSN) è stato un attacco informatico e che numerosi dati sensibili degli utenti iscritti al noto servizio multiplayer sono stati sottratti. I dati rubati si teme siano parecchi, visto che il network raccoglie almeno 70 milioni di iscritti e se così fosse sarebbe il più grande furto di dati personali nella storia di internet.

Amazon WS (il servizio cloud di Amazon) ha avuto anche lui i suoi problemi. Insomma sembra proprio che si stiano avverando le profezie di Richard Stallman secondo il quale affidare i propri dati sensibili alla nuvola equivale a perderne il controllo.

Purtroppo penso che difficilmente si potrà tornare indietro per riflettere sulle implicazioni del cloud computer. Quanti di noi sono disposti anche solo a rinunciare alla possibilità di leggere la posta direttamente online e di lasciarla memorizzanta nel server senza scaricarla sul proprio pc? Oppure a salvare le proprie foto online su Picasa, Flickr, Windows Live senza preoccuparsi più di tanto di dove effettivamente siano e di chi eventualmente può accedervi? Solo pochi giorni fa’ in rete è stata molto criticata la trasmissione di Report che aveva come argomento i Social Network, la privacy, i pirati informatici eccetera; la trasmissione (con tutti i suoi limiti) ha comunque toccato il tema della sicurezza informatica e della protezione dei propri dati personali che molti utilizzatori della rete spesso trascurano o dimenticano. Il cloud computer, il cosidetto web 2.0, i social network sono ormai parte integrante della nostra vita e vorrei ripeterlo a scanso di equivoci: per me sono utili e ci hanno aperto possibilità fino a ieri inimmaginabili e mi auguro che questi fatti spingano gli sviluppatori verso una maggiore attenzione alla sicurezza. Ma l’aspetto a mio avviso più importante sul quale (almeno da noi in Italia) è necessario puntare è quello di aumentare la cultura digitale perchè internet non è il paradiso, il posto perfetto; spesso è una giungla e non ci si avventura senza un minimo di preparazione e di consapevolezza di dove si sta andando.