Giovedì scorso nel salone dell’Oratorio di Moncalvo c’è stato un incontro per spiegare cosa sono le Unità Pastorali, perché si vogliono realizzare, come e via discorrendo.
Il salone era pieno, ma non posso dire che mi ha incoraggiato per il futuro. L’età media era abbastanza alta (io ero il più giovane) e gli interventi non mi sono sembrati particolarmente interessanti. Gli organizzatori (in particolare il Vescovo) probabilmente speravano in qualche suggerimento utile, ma a memoria non mi sembra che ce ne siano stati. La discussione si è incentrata su quante U.P. realizzare, quali parrocchie raggruppare in ogni U.P., che criterio usare e via di questo passo.
Tutto giusto, tutto corretto per carità! Ma il non parlare di futuro, di giovani, di uscire dalle parrocchie per fare finalmente Comunità (Comunity), il pensare che tutto si riduca a stabilire dei turni per portare il parroco a dire messa nelle altre chiese, il non parlare di cambio di mentalità e altro, mi ha fatto capire quanto la Chiesa Casalese sia in ritardo.
Spero che nei prossimi incontri e quando si tratterà di avviare le U.P. queste mie perplessità siano smentite dai fatti, perché non vorrei ridurmi a scrivere una lettera a Adele dove magari dico di restare in Italia per contribuire al suo cambiamento, ma di lasciar perdere l’impegno nella parrocchia perché la Chiesa non è un posto per giovani.