L’altra sera con dei cugini di Katia parlavamo dei film che avrebbero visto nelle vacanze di Natale. Ovviamente mi hanno risposto Lo Hobbit e io di rimando gli ho chiesto se avevano visto i tre film del Signore degli Anelli. Certamente mi hanno risposto, li sappiamo a memoria.Dopo qualche scambio di battute sul film mi viene da fare la classica domanda: ma vi è piaciuto di più il film o il libro? Mi hanno guardato come dire ma questo che cavolo sta dicendo?
Ho smesso di parlare. Per carità è un bene che Peter Jackson ci abbia fatto i film sui libri di Tolkien. Quello che mi sorprende è la mancanza di curiosità dei ragazzi per i libri dal quale sono tratti i film. Io sono arrivato a leggere Tolkien per caso, ne avevo sentito parlare bene dai miei amici e un bel giorno mi sono comprato il Signore degli Anelli: dopo averlo letto ho comprato tutto quello che Tolkien (e i suoi eredi) hanno pubblicato. Conoscere e capire un uomo che con la sola forza della fantasia e delle sue letture di libri medioevali ha costruito una grandiosa opera letteraria mai vista prima era una curiosità che mi divorava.
Ancora adesso a distanza di anni, periodicamente mi rileggo Il Signore degli Anelli e immancabilmente scopro particolari nuovi, chiavi di letture alle quali prima non avevo prestato attenzione. E i film di Jackson, per quanto belli, mai potranno eguagliare il libro e la possente fantasia che lo ha scaturito.
E come De Andrè anche io ho sempre preferito immaginare le cose che leggo.
“Oscura è l’acqua di Kheled-zàram, e gelide le sorgive di Kibil-nàla, ma splendidi erano i saloni dalle mille colonne, a Khazad-dùm nei Tempi Remoti prima della caduta dei potenti re della roccia profonda”.