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In memoria di Giorgio Ambrosoli

Thursday, September 9th, 2010

Oggi sembrava una buona giornata, in ufficio situzioane sotto controllo, a casa idem, Adele sta bene, insomma sembrava un giorno tranquillo ma ecco la sorpresa.

Apro la home page de il post e leggo una frase che Giulio Andreotti avrebbe pronunciato nell’intervista rilasciata a Giovanni Minoli per la puntata di stasera “La storia siamo noi”.

Riguardo alle dichiarazioni di molti politici attuali ho spesso chiuso le orecchie, spento il cervello e perso la capacità di indignarmi. Ma dopo questa frase di Andreotti mi è venuto il voltastomaco. Nella migliore delle ipotesi un tentativo di sdrammatizzare o un cinismo senza limiti, nella peggiore non oso immaginare o pensare ma citando un altro celebre motto del nostro: “a pensar male si fà peccato ma spesso ci si azzecca”.

Dunque secondo il nostro senatore a vita, fare il proprio dovere, con coscienza, servendo la legge e le istituzioni, è uguale ad andarsi a cercare guai? Una affermazione, che se vera, distruggerebbe in un colpo solo l’idea stessa di società civile, di stato inteso come comunità, istituzione avvallerebbe l’idea che in Italia, per anni, abbiamo davvero avuto al potere due stati: uno legale e l’altro illegale e propenso al solo tornaconto personale e alla crescita del proprio potere.

Ebbene con buona pace del senatore Andreotti, è certo che Ambrosoli è stato assassinato perchè faceva il proprio dovere con coscienza, e lui dovrebbe saperne qualcosa visto che all’epoca era nella stanza dei bottoni, così come è un dovere civico in questo nostro povero paese sfortunato, ricordarsi del suo sacrificio e del sacrificio di molte altre persone servitori dello stato abbandonati alle ritorsioni delle mafie e del terrorismo. Ricordo anche che Ambrosoli è stato insignito della medaglia d’oro al valore civile e a lui sono intitolate piazze, vie, la biblioteca del palazzo di giustizia di milano e altre cose.

Aveva ragione Brecht: “Sfortunato il paese che ha bisogno di eroi” e sfortunato, perchè senza futuro, il paese che ha senatori come Andreotti.

Io ad Adele, appena potrà capire, parlerò di Ambrosoli e glielo indicherò come modello civile da imitare nella sua onestà, coerenza e indipendenza. Con buona pace di Andreotti, di quanti vogliono farci perdere memoria e di quelli che togliendoci gli insegnamenti del passato ci costringono a riviverlo.

Ricordi del passato

Monday, August 2nd, 2010

L’altra sera dopo che Katia e Adele erano andate a dormire ho accesso l’iPod touch e ho navigato oltre due ore su youtube alla ricerca di spezzoni video dei vecchi programmi della Rai.

Mi sono rivisto questi due fantastici estratti:

Penso che la sigla di Teatro 10 sia una delle più belle mai realizzate. E’ certamente vero che il tempo passa e non bisogna rimanere con lo sguardo e la mente rivolti al passato. Ma queste sono perle preziose che dovrebbero essere conservate, essere viste dai più giovani per educarli al bello, per stimolarli ad essere altrettanto creativi. Osservate anche i personaggi citati nei titoli di coda.

E qui? Altro che i duetti di oggi! Ma osservate come alla fine Mina prende per mano Gaber. Una tenerezza infinita.

Un paese bloccato

Tuesday, April 6th, 2010

Questa sera tra una risata e l’altra con Adele guardavo Ballarò su Raitre. Mi ha colpito un dato che lì per lì ho preso solo per un dato economico, ma poi riflettendoci sopra mi sono reso conto che ha anche una grossa valenza sociale. Il dato è questo e la fonte è Bankitalia:

il 10% delle famiglie italiane più ricche possiede il 44% di tutta la ricchezza (immagino italiana).

Provate a leggere più volte questo dato e vi renderete conto come è messo questo paese. Un paese dove come diceva Toto: “Signori si nasce” e non si diventa. Un paese dove il figlio del notai fa il notaio e il figlio dell’operaio fa l’operaio o peggio il precario. Ormaio le classi sociali sono come le caste in India: bloccate e chiuse, senza possibilità di passare da una all’altra.

Capisco che ci siano fattori economici che perfino giustificano un dato come questo; ma rimango convinto che la sola spiegazione economica non regga. C’è anche un fattore di scarsa mobilità sociale che porta a questa situazione. Un paese dove (a mia memoria) c’è un unica azienda tecnologicamente proiettata nel futuro ed è la ST Microelectronics, i giovani si vedono bloccata la strada da anziani ormai prossimi alla pensione o già ampiamente in pensione che però continuano ad occupare la poltrona, vengono sistematicamente ignorate ricerca e finanziamenti per nuove tecnologie; un paese così non ha davanti a se un grande avvenire. Guardate i giovani rampolli dei vari “capitani d’industria” italiani e ditemi se c’è qualcuno che ha fondato un’azienda nuova o cerchi di fare qualcosa di innovativo. Nessuno. Tutti aspettano il turno per prendere il bastone del comando dal padre.

Ecco: mi piacerebbe che il PD oltre che a dare risposte “economiche”, parlasse di queste cose. Di come riconsegnare questo paese ai giovani. Dire senza paura di essere giudicati degli incompetenti che non si va molto lontano solo producendo scarpe, vestiti, cibo, turismo. Certo tutte cose importanti e giuste ma solo queste non daranno un futuro all’Italia e alle nuove generazioni. Mi piacerebbe vivere in un paese dove ci si ricorda di Federico Faggin, lo si indica a modello e si cerca di non lasciare andare all’estero giovani ricercatori come è accaduto con lui.

Mi piacerebbe vivere in un paese che guarda al futuro e non al passato.