Siamo dei provinciali

E’ da due giorni che continuo a riflettere su un’esperienza lavorativa che ho vissuto recentemente. Io lavoro al Consorzio Comuni Acquedotto Monferrato (CCAM) che è la società che gestisce il servizio idrico integrato per 101 comuni del Monferrato. Per vari fattori sui quali non mi dilungo, dobbiamo aggiornare il sistema informatico gestionale, in pratica il software che gestisce gli utenti (bollette,allacciamenti,contatori) e stiamo vagliando una serie di offerte. La società Data Management ci ha invitati ad un workshop di presentazione del loro sistema gestionale sviluppato specificatamente per le utility e quindi io con il mio collega responsabile del servizio IT e la responsabile del servizio utenza siamo partiti per Milano.

Tralascio le solite considerazione sociologiche che ho già espresso qui e qui e che sono state confermate nuovamente. Voglio soffermarmi su tre aspetti che mi hanno colpito e che confermano il mio pessimismo sullo stare in provincia, in particolare in Monferrato.

Data Management ha nel proprio portafoglio clienti Metropolitana Milanese Spa (MM) la società che ha progettato la metro a Milano e dal 2003 gestisce il servizio idrico integrato del Comune di Milano. Al workshop è stato invitato l’ing. Nicola Rivezzi responsabile del servizio IT di MM.

Prima considerazione: MM ha circa 50.000 utenti, CCAM idem. L’ing. Rivezzi ha 43 anni è nell’organigramma di MM a livello del management, coordina il lavoro di 10 persone alle sue dirette dipendenze, ha contatti con scuole e università e altre belle cose. Il mio collega del CCAM anche lui ha circa la stessa età però è si responsabile del servizio IT ma non ha alcuna autonomia, non è nel management, è solo e non ha nessun contatto con le istituzioni locali come scuole o università. Traete voi le conclusioni.

Seconda considerazione: MM sta sviluppando con Data Management quello che si chiama lo “sportello online” che come succede già per il gas, il telefono o l’energia elettrica, permette agli utenti di eseguire direttamente da internet, tramite l’accesso ad un’area riservata, tutte quelle operazioni che normalmente devono essere svolte allo sportello fisico (pagare bollette, richiedere nuovi allacciamenti, cambi contatore, comunicare lettura contatore, volture, disdette, eccetera). Niente di straordinario, anzi, tutte le aziende che forniscono servizi al cittadino vanno in questa direzione. Quello che mi ha meravigliato è stata l’affermazione dell’ing. Rivezzi che ci informava che lo sviluppo del sito web di MM integrato con lo sportello online era seguito direttamente dal suo ufficio e dall’ufficio marketing dell’azienda. Come dire che la vetrina di un’azienda non sono solo quello che fa o i suoi uffici, ma anche come si presenta sul web. Fate un confronto tra il sito web del CCAM, gestito dalla buona volontà e nei ritagli di tempo da una persona dell’azienda, e il sito di MM.

Terza considerazione: ma possibile che la mia azienda non sappia guardare al futuro o perlomeno si raffronti con la realtà? A livello locale, come dimensioni, saremo al seconda/terza azienda. Ma perchè non possiamo essere una realtà guida del territorio? Un punto di riferimento per le scuole, non dico il Poli di Torino ma almeno le piccole facoltà universitarie di Asti, Alessandria, Vercelli? Anche dal punto di vista di internet e della rete possiamo fare qualcosa: noi posiamo tubi dell’acqua, perchè non cercare accordi con le telco per vedere se sono interessati a posare cavi insieme a noi? Il CCAM è bene o male una azienda pubblica, partecipata dai 101 comuni del Monferrato, ma perchè non farla diventare un modello per la PA locale? Mai un’iniziativa di marketing, di vetrina, nonostante distribuiamo ai cittadini una delle migliori acque in Italia (e non lo dico io, lo dicono le analisi delle ASl). Forse come scrivevo qui, avere degli over 60 nella stanza dei bottoni non aiuta.

Siamo dei provinciali in ogni senso, incapaci di comprendere il mondo fuori dalle nostre amate colline, che pensano di essere interessanti perchè di nicchia e non ci rendiamo conto che siamo marginali e neanche tanto interessanti perchè alla lunga diventiamo noiosi.

 

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