In memoria di Giorgio Ambrosoli

Oggi sembrava una buona giornata, in ufficio situzioane sotto controllo, a casa idem, Adele sta bene, insomma sembrava un giorno tranquillo ma ecco la sorpresa.

Apro la home page de il post e leggo una frase che Giulio Andreotti avrebbe pronunciato nell’intervista rilasciata a Giovanni Minoli per la puntata di stasera “La storia siamo noi”.

Riguardo alle dichiarazioni di molti politici attuali ho spesso chiuso le orecchie, spento il cervello e perso la capacità di indignarmi. Ma dopo questa frase di Andreotti mi è venuto il voltastomaco. Nella migliore delle ipotesi un tentativo di sdrammatizzare o un cinismo senza limiti, nella peggiore non oso immaginare o pensare ma citando un altro celebre motto del nostro: “a pensar male si fà peccato ma spesso ci si azzecca”.

Dunque secondo il nostro senatore a vita, fare il proprio dovere, con coscienza, servendo la legge e le istituzioni, è uguale ad andarsi a cercare guai? Una affermazione, che se vera, distruggerebbe in un colpo solo l’idea stessa di società civile, di stato inteso come comunità, istituzione avvallerebbe l’idea che in Italia, per anni, abbiamo davvero avuto al potere due stati: uno legale e l’altro illegale e propenso al solo tornaconto personale e alla crescita del proprio potere.

Ebbene con buona pace del senatore Andreotti, è certo che Ambrosoli è stato assassinato perchè faceva il proprio dovere con coscienza, e lui dovrebbe saperne qualcosa visto che all’epoca era nella stanza dei bottoni, così come è un dovere civico in questo nostro povero paese sfortunato, ricordarsi del suo sacrificio e del sacrificio di molte altre persone servitori dello stato abbandonati alle ritorsioni delle mafie e del terrorismo. Ricordo anche che Ambrosoli è stato insignito della medaglia d’oro al valore civile e a lui sono intitolate piazze, vie, la biblioteca del palazzo di giustizia di milano e altre cose.

Aveva ragione Brecht: “Sfortunato il paese che ha bisogno di eroi” e sfortunato, perchè senza futuro, il paese che ha senatori come Andreotti.

Io ad Adele, appena potrà capire, parlerò di Ambrosoli e glielo indicherò come modello civile da imitare nella sua onestà, coerenza e indipendenza. Con buona pace di Andreotti, di quanti vogliono farci perdere memoria e di quelli che togliendoci gli insegnamenti del passato ci costringono a riviverlo.

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