Moncalvo: i social e la politica atto secondo

March 3rd, 2024

Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla.

Noi moncalvesi non impariamo mai. L’avevo già scritto 3 anni fa: continuare ad usare un social (in particolare un gruppo) per continue polemiche politiche di basso livello, è un castigo che non ci meritiamo.

Consiglio (probabilmente non richiesto ma chissenefrega): suggerisco ai responsabili delle due formazioni che si candideranno a breve per le elezioni comunali, di tenere a bada i rispettivi fanboy e leoni da tastiera. Tre mesi di post polemici sui social, oltre a definire il nostro basso livello di cultura digitale, è davvero una croce che Moncalvo e i moncalvesi non si meritano.

Come ho già scritto dovremmo tornare ad essere comunità, e non bande in perenne lotta.

Non è un paese per giovani

February 25th, 2024

Uno stato, una società, che non si interroga (anzi spesso giustifica) la violenza contro ragazzi e giovani, è una società che non vuole un futuro; una società che non potrà avere nessun futuro.

I ragazzi hanno idee, sogni, libertà, necessità di essere ascoltati, capiti, amati per quello che sono. Noi cosa stiamo facendo invece?

Anche a Moncalvo

Moncalvo 2024 tornare ad essere Comunità

February 11th, 2024
moncalvo

Quest’anno a Moncalvo è tempo di elezioni amministrative. Sottotraccia sia l’attuale maggioranza, sia gli esponenti della minoranza, sono al lavoro per presentarsi all’appuntamento. In paese inizia a trapelare quell’eccitazione più da tifosi che da cittadini; atteggiamento che purtroppo ha caratterizzato gli ultimi anni della politica moncalvese.

Siamo divisi, pesantemente divisi, drammaticamente divisi. E questa divisione non è limitata ad una normale divergenza di opinioni (che potrebbe anche starci). E’ profonda, intacca il nostro senso di essere comunità. La comunità non sono tutte le persone del mio paese; è stata distorta nell’insieme delle persone che la pensano come me, nei miei amici, nelle persone che seguo o che mi seguono. Una sorta di social network al contrario, dove l’idea (buona) che è alla base della rete internet (la condivisione, lo scambio, la conoscenza diffusa), si manifesta nel suo opposto.

Avete presente la famosa frase detta durante la pandemia? “Ne usciremo migliori”. Ebbene se nel mondo questo auspicio non si è realizzato (ed è sotto gli occhi di tutti), nemmeno a Moncalvo, checché altri lo pensino, siamo migliori. Qualche esempio?

I giovani usati solo come camerieri; mai protagonisti di qualcosa pensato e progettato da loro. Abbandonati a loro stessi, qualcuno si preoccupa che si sentano parte di una comunità? Li ascolta? Si appassiona ai loro sogni? Gli permette di provare, sperimentare, anche sbagliare?

La stessa opportunità della posa della NGN (next generation network) è stata vissuta più come una seccatura dei tempi che come un’opportunità da cogliere per superare (finalmente) il nostro digital divide culturale. A questo proposito, se pensiamo che la pagina internet più frequentata di Moncalvo è probabilmente quella del gruppo facebook “Sei di Moncalvo se“, ci si rende conto della pochezza della cultura digitale che abbiamo. Non voglio assolutamente sminuire il lavoro di chi ha pensato e continua ad occuparsene; ma se all’inizio avevo accolto con favore “Sei di Moncalvo se”; adesso ne scorgo i limiti e l’incapacità di pensare altro che non sia chiacchiericcio, polemiche, notizie di riporto e pubblicità.

Il grande dono della famiglia Piacenza abbandonato a sé stesso dalla nostra incapacità di pensare come comunità. Eppure io mi ricordo quando qualcuno favoleggiava. Poi si è passati alle ripicche, per finire adesso in un lento oblio. Un’occasione sprecata che grida ancora vendetta per le nostre incapacità.

Metto subito le mani avanti e manifesto il mio pensiero prima “delle varie discese in campo”. Qui è necessario, per chiunque si metta in gioco alle prossime elezioni, capire che davvero o risorgiamo, adesso, tutti insieme, come comunità o è finita. Senza uno sforzo comune di idee e impegno, io non credo che Moncalvo sopravviverà. Ormai è anni che siamo sotto la sogli critica dei 3000 abitanti e continuiamo a scendere; non abbiamo più “grosse” realtà produttive nel nostro territorio (Fassa è un’eccezione), i commercianti sono anni che si lamentano che fanno fatica, le aziende agricole non sono valorizzate e i giovani disdegnano la campagna. Fatemi qualche esempio di giovani moncalvesi che abbiano avviato una nuova attività in paese, o che siano rimasti qui, o che si sono trasferiti qui.

Certo, valorizziamo la cultura, abbiamo recuperato parte dei vecchi camminamenti del castello, abbiamo il museo, il teatro, le chiese, i quadri. Tutto bellissimo, ma io credo che in qualche modo questa sia cultura di nicchia, slegata dalla vita dei moncalvesi e li lascia come l’acqua che scorre sul marmo: non intacca la loro vita. E una cultura che non incide sulla società civile è semplicemente una cultura autoreferenziale che non serve a nulla.

Voi direte: però abbiamo il turismo, le fiere, quest’anno è stato un grande anno da questo punto di vista. Ma quanti di voi, seriamente, pensano che Moncalvo possa solo vivere di turismo? La cifra del nostro essere comunità è il turismo? Seriamente? Ditemi quale iniziativa turistica innovativa c’è stata in questi ultimi 10 anni. Qualcosa di veramente nuovo, messo in campo da un moncalvese. A me non viene in mente nulla.

Penso che davvero siamo all’anno zero. Il futuro dipenderà da quanto riusciremo ad essere comunità. Dalla capacità di affrontare insieme le sfide che ci attendono.

Mi auguro che questa idea sia alla base di quanti si vorranno impegnare nella vita politica della nostra città.

Voglie di aggiornamenti

September 16th, 2023

Dopo che Swami ha aperto il suo blog, mi ha preso la scimmia di aggiornare il mio; in particolare la parte grafica.

Tutto questo con le mie limitate competenze di grafica ed il poco tempo a disposizione.

Magari chiedo a Swami qualche dritta, che lei è brava! 😁😜

Un nuovo blog da leggere

September 7th, 2023

Io mi ricordo di quando ho fatto questo post per la disavventura dell’amica Swamilee. Poi parlando con lei, il mio suggerimento è stato: ma perché, con le capacità che indubbiamente hai, non ti apri un blog?
Lei si è subito schermita, accampando scuse di tempo e di mancate conoscenze tecniche.
E invece, secondo me, sotto sotto, lavorava per fregarci tutti e mettere in piedi un blog con i fiocchi, bello da vedere e da leggere.

Immagine di Freepik

Da pochi giorni il blog di Swami ha fatto il suo debutto sul web con una serie di post che rispecchiano appieno la splendida persona che lo gestisce. Molto belli i post sulla fotografia e quello dove racconta del perché ha aperto il blog e dove mette a confronto la sua (grande esperienza) dell’ambiente social, rispetto al poter scrivere su un blog. Poi lei è specializzata in Skincare e quindi troverete moltissime info e news su questo mondo.

Aggiungo qui una piccola riflessione personale a quanto ha scritto Swami nel post dove spiega il perché ha deciso di aprire (ritornare) ai blog. Molto di quello che scrive Swami rispecchia un mio vecchio post del 2012 (addirittura) che sono andato a rileggermi:

bloggare stanca, vuol dire darsi obiettivi alti, e questo costa fatica, sforzo, pensare prima di scrivere e magari rileggere e correggere prima di cliccare il tasto “publish”. Ed è un esercizio privato che si vuole condividere con altri, donare ad altri le proprie fatiche. Perchè scrivere aiuta a chiarire i propri pensieri come giustamente diceva Simone Weil e leggere blog aiuta a capire le idee e i pensieri di altri, ci stimola al confronto, alla riflessione. Cambiamo gli altri e cambiamo noi stessi.

Il ridurre tutto alla sintesi (anche quello che è complesso), la condivisione esasperata dell’io e di quello che si prova in quel dato momento, il giudizio immediato di noi stessi (e delle nostre azioni) tramite i like, tutti aspetti tipici dei social sono molto diversi dai tempi del blog, dei pensieri e della parola scritta.

Grazie Swami dei pensieri che ci doni.

Cadute di stile

June 26th, 2023

Capisco che ormai è stato sdoganato tutto e che la storia sia trascurata o peggio rivista. Però a mio modestissimo avviso ci sono dei limiti che non andrebbero oltrepassati.

Un paese ci vuole … ma senza esagerare

March 4th, 2023
moncalvo da villa foa

La famosa frase di Cesare Pavese scritta in La luna e i falò: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via…” mi offre lo spunto per una riflessione.

Qualche giorno addietro, su una famosa pagina FB moncalvese (di cui ne scorgo sempre più chiaramente i limiti) è ricomparso un post nostalgico su quanto era bella Moncalvo, quanti negozi c’erano, come è cambiata (sottointeso in peggio) e così via.

Ovviamente il post ha nuovamente scatenato decine di commenti a tono, leggendo i quali ho scoperto che si sta provando a scrivere un libro sulla storia dei negozi di Moncalvo.

Iniziativa che rispetto, ci mancherebbe, ma che trovo nostalgica e inutile.

Nostalgica perché idealizza un passato che non potrà tornare e dal quale non si vuole imparare per guardare al futuro. E inutile perché non serve a promuovere una vera cultura commerciale e d’impresa della quale siamo carenti.

Questa cosa del continuare a guardarsi l’ombelico (Moncalvo, la storia di Moncalvo, i negozi di Moncalvo eccetera) senza alzare lo sguardo oltre le nostre colline è il segno della nostra decadenza. Della nostra incapacità di affrontare la realtà e il mondo.

Siamo sempre più poveri culturalmente e incapaci di affrontare le sfide che sono davanti a noi e per questo idealizziamo un passato guardandolo con nostalgia, ma senza impararne la lezione.

Aveva ragione Pavese: un paese ci vuole, ma per andare via. Per non rimanere intrappolato da una cultura chiusa, autoreferenziale, che non alza lo sguardo oltre le colline. Un paese ci vuole per darci la spinta iniziale, per avere una pista di lancio per la vita e per il futuro.

Moncalvo (e i moncalvesi) riusciranno finalmente ad alzare lo sguardo oltre la propria collina?

Perché Milano è Milano

January 29th, 2023
il bosco verticale

Tutte le volte che ritorno a Milano rimango affascinato e colpito per quanto dobbiamo a questa città. Io provinciale e piemontese che ama comunque Torino, è comunque consapevole dei limiti della nostra “metropoli piemontese” che, checché se ne dica, manca di quel quid che invece distingue la lombarda Milano.

di vetro, acciaio e cielo

Milano è la città che ci rende internazionali, europei. La città dove accadono le cose; dove lo sguardo non si ferma alla collina di fronte. Noi vediamo Milano come il futuro e loro forse ci vedono come qualcosa comunque da preservare come avevo già scritto qui.

passeggiare davanti alla storia

Che stranezza! Noi invidiamo la loro capacità di vivere nella modernità, lo stare sempre al passo con i tempi, la frizzante vita culturale e mondana. E loro invece ci invidiano la nostra vita più slow, più a misura d’uomo e non sempre una perenne corsa.

L’Italia è piena di città con storie straordinarie, eppure credo che nessuna sia come Milano e il suo incredibile mix di storia e modernità.

il naviglio

Perché Milan l’è on gran Milan

Primo post 2023

January 5th, 2023
anno2023

Questo primo post del 2023 è per tranquillizzare i miei affezionati (ancora?) 5 lettori che non ho abbandonato il blog.

E’ un periodo un poco difficile anche per me; ma non intendo annoiarvi con parole tristi. Guardiamo a questo nuovo anno con fiducia e speranza.

Riscopriamo la nostra umanità cercando di mantenere (ricostruire) quelle reti di relazioni, affetti, amicizie che danno significato alla nostra vita, al nostro essere umani. Perché quando si allargano le braccia, i muri cadono. Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei muri.

Che davvero questo nuovo anno ci permetta di realizzare i nostri sogni.

I Social Network stanno cambiando?

December 2nd, 2022

Da qualche tempo a questa parte, i più attenti frequentatori della rete si stanno interrogando su un fenomeno che riguarda i Social Network.

Si assiste ad una progressiva disaffezione, in particolare delle giovani generazioni, verso la pubblicazione di contenuti personali (lo scopo per cui erano nati i social), per trasformarsi in semplici fruitori di contenuti altrui. Una sorta di tiktokizzazione, come sta succedendo a Instagram. Per non parlare di quello che sta succedendo su Twitter dopo l’acquisizione dello stesso da parte di Elon Musk, o i numerosi scandali sulla privacy degli utenti che hanno coinvolto Facebook.

Dall’altra parte si assiste ad una progressiva migrazione di utenti da Social Network affermati, verso altri che vogliono rimettere al centro gli utenti e la socialità (pensiamo a Mastandon) o altri, appunto come TitTok dove oltre il 66% degli utenti si limita ad usufruire dei contenuti altrui.

Un buon punto di partenza per iniziare a capire quello che sta succedendo è questo articolo del Post